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1. Sogni di un mondo-Casa/Famiglia
La nostra Casa famiglia -come si è organizzata e per gli ideali che la innervano- esiste per la sinergia di alcuni sogni: ad essi ritorniamo come una ‘rete’ che costituisce il cuore collettivo che sostiene la nostra quotidianità e il futuro.
IL SOGNO DI S. PAOLA ELISABETTA CERIOLI. Quando s. Paola Elisabetta, nostra fondatrice, fu pronta per sentire il «grido» silenzioso e innocente di Adele -la ‘primogenita’ bambina orfana della sua ‘nuova’ famiglia- Ella aprì con meravigliata decisione il portone del suo Palazzo a Comonte di Seriate (BG). Ormai anche il suo cuore era stato definitivamente ‘aperto’ dal lutto elaborato per la perdita del figlio Carlo e degli altri figli, e di suo marito. Spalancato il portone, la accompagnò tra i corridoi, le scale e le stanze del suo Palazzo, poi la spogliò dei suoi cenci, la lavò amorevolmente, la rivestì, l’accompagnò davanti a Dio e, dopo averle acceso il sorriso, le diede un grande abbraccio: quelle braccia slanciate erano il suo cuore ormai accogliente e puro. E da quel giorno (era il 3 aprile 1855), la Casa cominciò a pullulare di altre bambine orfane, il cui vociare sconnesso ruppe il clima ingessato di quel nobile Palazzo e aprì una fessura su un ‘altro mondo’ che per la Cerioli era quello di una ‘maternità nuova’, madre di bambine orfane –che lei trattava come figlie- che la Provvidenza aveva guidato fino a lei. Che paradosso! Una donna nobile che, dopo l’esperienza del matrimonio e della perdita dei 4 figli, accoglie una bambina orfana e poi tante altre dapprima come riempimento della sua solitudine poi come un segno del suo cambiamento interiore, della sua conversione al mistero della vita, spogliandosi dei suoi ori, terre, attaccamenti. Di fatto non tutti compresero la forza di quell’abbraccio e di quel cambiamento perché proprio i parenti e alcuni servi cominciarono ad accusarla di ‘essere andata fuori di testa’ a seguito della perdita dei figli!
Nel ‘segno’ della bambina orfana, Ella scorse la figlia ‘annunciata’ da Carlo («mamma, non piangere, perché il Signore ti darà come le stelle del cielo tanti altri figli») e così quel sogno continua ad ampliarsi, fino ad arrivare a noi e Lei continua a sognare oggi attraverso la vita di fratelli/sorelle e di tante amiche e amici che si connettono alla sua intuizione carismatica.
QUESTO PARADIGMA DELL’ACCOGLIENZA della PRIMA BAMBINA ‘ORFANA’ ha segnato in modo singolare la vita di S. Paola Elisabetta perché ha chiuso la sua vita di un tempo («fredda e indifferente») e ha aperto quella dell’essere nuovamente madre, della ‘seconda nascita’, e della seconda famiglia, e tuttavia diventa anche paradigma dello stile di servizio dei religiosi/e della Congregazione della Sacra Famiglia. ‘Quel’ segno dà forma a ogni altra scelta: quindi a monte dell’attuale esperienza scolastica sta il gesto coraggioso di chi scende dalla sua posizione (di nobile) per condividere la vita dei bambini orfani: la Cerioli aveva imparato la vita dall’alto della sua nobiltà ora ricomincia dall’alfabeto della figliolanza e dell’infanzia spirituale.
IL SOGNO DELLA SCUOLA E DELLA CONGREGAZIONE. L’abbraccio di quella bambina orfana che ha smosso il cuore di s. Paola Elisabetta è la nostra comune eredità spirituale di religiosi/religiose, insieme ai laici. Ora come riscrivere quel ‘gesto’ dentro la nostra cultura occidentale, senza rinnegare ciò che la nostra storia ci ha consegnato? È stata questa la domanda che attraversa la vicenda della Congregazione, tra passato e futuro.
Per noi religiosi e religiose della Sacra Famiglia quell’abbraccio ha avuto la forza di un’esperienza «paradigmatica» e di una eredità «spirituale», da custodire e far crescere, che plasma le scelte e le decisioni del nostro essere e del nostro fare, in un tempo diverso e in contesti cambiati rispetto a quelli in cui viveva s. Paola Elisabetta.
La Congregazione nella sua storia ha sempre custodito e fatto crescere questo prezioso tesoro della cura dei bambini e delle bambine orfane sotto la custodia di religiosi e religiose che si accompagnavamo alla vita conducendoli in campagna o abilitandoli ai lavori di casa, con l’intento di attrezzarli’ per il loro futuro. Il centro dell’educazione di questi figli, secondo le intenzioni della Fondatrice, aveva il suo fulcro nell’educazione religiosa.
Sarà possibile «integrare» la dedizione a ogni figlio/a ogni figlia con la scuola e l’educazione, CON la cura per i «nuovi» orfani, quelli che la nostra Fondatrice accoglierebbe se ci fosse lei, qui, oggi, in Italia come in Brasile e in Mozambico? Questa domanda e questa provocazione rimangono da sempre nel ‘sottosuolo’ della nostra vita. È vero che i “nuovi orfani”, oggi, hanno spesso un padre e una madre; anche se in situazioni di estrema fragilità e difficoltà; fanno parte di sistemi relazionali a volte complessi, altre fortemente compromessi, altre ancora del tutto inesistenti. È vero che la realtà sociale è molto cambiata ma, consapevoli di questo, ci siamo chieste se tra i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di oggi, possiamo ‘scegliere’ -in uno sforzo di discernimento creativo collettivo- di dedicarci anche a quelli che la Fondatrice sceglierebbe se fosse tra noi? Nella Congregazione ci sono comunità educative e familiari che ci interpellano non come una attività tra le altre, ma come le radici e le ali del carisma cerioliano per il futuro che ci viene incontro attraverso le storie di bambini e bambine fuori famiglia: in Mozambico abbiamo l’orfanatrofio San José dove bambini e bambine non hanno un papà e una mamma, mentre in Brasile il Lar Carlinhos si presenta come Comunità educativa, in Italia, nella Comunità di Orzinuovi esiste la Comunità familiare il Campo di s. Paola Elisabetta.
Noi come Congregazione continuiamo a credere che la comunità educativa e familiare sia la forma più coerente di aggiornamento e ritrascrizione del carisma cerioliano di accoglienza dei minori ‘orfani’ di oggi come fu per la Cerioli l’accoglienza degli orfani del suo tempo. Non solo per i destinatari, ma anche per il coinvolgimento delle famiglie e degli insegnanti educatori.
IL SOGNO DI DUE FAMIGLIE PER IL RISVEGLIO DI ALTRE FAMIGLIE. Oggi non esisterebbe una Casa famiglia così se il sogno della Cerioli e della Congregazione-Scuola non avessero intercettato anche il sogno di altre due famiglie, disposte a mettersi in gioco proprio in ragione del restituire un poco del molto ricevuto dalla vita.
Con le due famiglie e con un gruppo di amici ‘sostenitori’ dopo aver imparato a conoscerci e a collaborare nella Scuola abbiamo provato a costruire una partnership a movente ideale (il sogno collettivo da far crescere), insieme a una alleanza relazionale perché volevamo stare bene insieme nelle nostre relazioni; e una partnership economica. Nel progetto sono stati coinvolti anche i figli trasversalmente e un piccolo gruppo di amici che nel corso del tempo ha mantenuto la sua fedeltà.
È stato singolare che quando nel 2013 ci siamo messi a tavolino per pianificare l’esperienza non sia schioccata la scintilla giusta per accendere il ‘sogno’, ma noi abbiamo continuato a coltivare il desiderio, e nel momento in cui abbiamo continuato a tenere vivi i desideri, attraverso qualcosa come una scintilla, tutto è partito, e come un calmo fiume tutto è andato avanti! Crediamo che solo l’esempio possa risvegliare in altre famiglie il bello della vita!
Foto di Shlomaster da Pixabay
Équipe educativa: p. Antonio con Silvia e Marco (genitori) – Serena e Cati (educatrici)
10/09/2023