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3.
LA SANTA FAMIGLIA
Casa generalizia (MARTINENGO) - 2015
p. Gianmarco Paris
Per ricordare i 150 anni di fondazione della nostra Congregazione abbiamo inaugurato una scultura bronzea della Santa Famiglia, collocata sul lato sinistro della Chiesa dell’Incoronata, sede della Casa generalizia della Congregazione maschile. Seguendo le linee, le forme e i riflessi di questa scultura, pensata e realizzata con grande sensibilità dall’artista martinenghese Gregorio Cividini entriamo nel mistero della Santa Famiglia.
In primo luogo colpisce la compattezza del gruppo: i tre personaggi sono ben uniti, formano quasi un unico corpo, avvolti da un manto che li protegge e dà loro forza. Eppure, come sono tra loro diversi! La differenza radicale è tra la coppia e il bambino: il figlio di Dio venuto sulla terra, colui a immagine del quale è stato fatto il mondo, il Messia inviato a salvare il popolo dai suoi peccati, eccolo tra le braccia nascoste di questa coppia di sposi, resi genitori dalle parole di un angelo. Maria e Giuseppe sono diversi anche tra loro: avevano già iniziato il loro progetto di vita matrimoniale, quando la chiamata di Dio ha affidato a ciascuno una missione unica e misteriosa, diversa e complementare. E l’obbedienza al progetto divino ha permesso loro di formare una famiglia unita, e di accogliere e amare gli altri, essendo pienamente sé stesso e profondamente unito agli altri membri della famiglia.
La comunione del gruppo famigliare non annulla la figura di ciascuno di essi: tra i volti di Maria e Giuseppe scende dall’alto un raggio di luce, una ferita di spada, un soffio dello Spirito, creando lo spazio necessario per ascoltare una Parola, per lasciarsi visitare da Dio, per rispettare le sue scelte. Questa luce, questa spada, questa parola arrivano dritte sul bambino, ricordandoci che viene da Dio e che riceve dall’alto la sua missione: essere la luce del mondo, annunciare la Parola di Dio, portare la spada che separa.
Il volto del bambino Gesù si scorge appena: quanto basta per essere attratti dalla sua espressione di fiducia e sicurezza. Dio non poteva mostrarsi più vulnerabile e più bisognoso di amore di quanto lo sia stato nel bambino Gesù, totalmente affidato alle cure di quell’uomo e quella donna semplici, e totalmente abbandonato nelle loro braccia materne e paterne. Il bambino sta al centro del gruppo, dove si incrociano gli abiti e il cuore, le mani e la vita di Maria e Giuseppe. Quello che accade nella vita di ogni madre e padre, nella Santa Famiglia avviene in un modo umanamente imprevedibile eppure profondamente vero e sentito da Maria e Giuseppe: quel figlio non appartiene a loro, è di Dio, è nato perché Dio vuole donarlo al mondo.
I volti di Giuseppe e di Maria non sorridono e non sono tristi: sono i volti della quotidianità, fatta di fiducia e di trepidazione, di domande e di segrete certezze. I loro occhi non sono diretti al bambino che portano in braccio, ma guardano lontano: osservandoli ci sembra di penetrare i loro pensieri e i loro sentimenti. Forse si chiedono come si realizzerà quanto l’angelo ha loro rivelato circa la missione di quel figlio. Maria e Giuseppe guardando lontano; ci sembra che dicano alle centinaia di famiglie che passano accanto alla Chiesa dell’Incoronata ogni giorno per chiedere sostegno nel difficile compito di educare i loro figli: “vivete come noi, fidatevi di Dio, lasciate che stia al centro della vostra vita. Come noi abbiamo accolto Gesù, così anche voi accogliete ed educate i vostri figli e tutti i figli dell’uomo che chiedono una famiglia per sentirsi amati e imparare ad amare.”