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023. La disuguaglianza non conosce crisi
Missionarietà

023. La disuguaglianza non conosce crisi

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Il rapporto OXFAM preparato per il World Economic Forum di Davos (Svizzera, 16/20 gennaio 2023), non lascia dubbi: “la disuguaglianza non conosce crisi”. A dimostrarlo il fatto che gli anni della pandemia hanno favorito chi era già estremamente facoltoso, al punto che l’1% più ricco della popolazione si è accaparrato quasi il doppio dell’incremento della ricchezza netta globale del restante 99% della popolazione mondiale. Questo fa sorgere il dubbio che le politiche economiche dei Paesi di tutto il mondo vogliano perpetuare la ricchezza e il potere di pochi privilegiati a detrimento della maggioranza dell’umanità e del pianeta. Nella realtà, dei 42mila miliardi di dollari prodotti nel 2020 e 2021 ben 23mila miliardi, equivalenti al 63%, sono andati all’1% più ricco della popolazione, quasi il doppio del 37% restato agli altri, il che significa che di 100 dollari di ricchezza, 63 sono andati all’1% più ricco e solo 37 a tutto il resto della popolazione della quale siamo parte anche noi, oltre ai poveri che sono alla base della piramide. Queste ricchezze sono concentrate in alcuni settori come, per esempio, quelli dell’energia e dell’agroalimentare, che proprio a partire dalla crisi della pandemia del 2020/2021 hanno fatto 306 miliardi di dollari di extraprofitti, dei quali l’84% (ben 257 miliardi) sono andati agli azionisti. Questo fa pensare che si vogliano produrre profitti o extraprofitti a tutti i costi per ridistribuirli ai maggiori azionisti delle mega aziende internazionali.

È la stessa Banca mondiale a affermare che gli obiettivi fissati per il 2030 di lotta alla povertà di chi vive con meno di due dollari al giorno siano ormai persi e non si vincerà la povertà perché negli ultimi 25 anni la disuguaglianza è cresciuta e oggi si presenta con ricchezza estrema da una parte e povertà estrema dall’altra, mentre un miliardo e settecento milioni di lavoratori assiste impotente all’aumento della disoccupazione e all’erosione del proprio salario da parte dell’inflazione. Resta da sperare che i rappresentanti dei governi, delle istituzioni internazionali e degli imprenditori si pongano il problema di come cambiare strada a partire da un sistema di tassazione più equo che intervenga sugli extra profitti. È stato calcolato che se il 5% dei patrimoni più grandi fosse tassato in misura del 5%, si ricaverebbero i 1.700 miliardi di dollari necessari a combattere la povertà della parte più povera della popolazione del pianeta. La preoccupazione di Oxfam è che il potere delle lobby di questi settori possa essere un ostacolo alla riforma del sistema fiscale globale e all’adozione di regole sulla proprietà intellettuale che non precludano l’accesso dei più poveri a medicine salvavita. Purtroppo gli indici dello sviluppo umano, cioè quelli che non calcolano solo il prodotto interno lordo ma anche l’aspettativa di vita, l’accesso alla sanità e all’istruzione di base sono in regressione e lo strumento della tassazione sarebbe lo strumento per poter reperire le risorse necessarie a invertire la rotta.

E l’Italia? Non fa eccezione. Nel nostro Paese il 5% degli italiani detiene più ricchezza dell’80% di quelli che sulla propria pelle sperimentano i disagi prodotti da pandemia, guerra e inflazione, che devono fare i conti con il caro energia, il carrello della spesa e la mancanza di lavoro, insomma che faticano ad arrivare a fine mese. Il totale delle famiglie italiane che si trovano in una condizione di povertà assoluta è di ben 2 milioni. Troppe.

Autore

  • Fra’ Alessandro

Data

  • 07/05/2023

Rubrica

  • Missionarietà

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