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048. Sarò sempre con voi
Congregazione

048. Sarò sempre con voi

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In ogni famiglia è bello fare festa nel giorno in cui si ricordano gli anniversari delle date importanti. Così è anche per le Famiglie della Congregazione femminile e maschile della Sacra Famiglia, che in queste settimane ricordano gli inizi della loro storia: rispettivamente l’8 dicembre (1857) e il 4 novembre (1963). Questo racconto ci aiuta a comprendere che l’origine di una storia di amore non resta ferma nel passato, ma è sempre presente.



Mi piace immaginare Santa Paola che percorre i corridoi delle nostre scuole, incrocia i bambini e i ragazzi, li saluta e li guarda, scorgendo nei loro occhi i sogni e i desideri che portano nel cuore.
La penso seduta su una panchina; le si accostano i bambini formando un drappello di piccoli curiosi. In particolare, una bambina di terza primaria le si avvicina senza timore e inizia a parlarle sommergendola di domande.
“Piano piano” pare risponderle la Madre.
“Come ti chiami?” le chiede la piccola interlocutrice. Madre Paola le sorride e le prende le minuscole mani nelle sue e risponde: “Paola Elisabetta” e tu, chiede a sua volta.  La bambina le risponde: “Adele”.
A Paola Elisabetta le si illuminano gli occhi e con meraviglia esclama: “Ti chiami come la prima bambina che ho accolto nella mia casa nel lontano 1855, la prima di tante altre piccole creature in cerca di pane, di vestiti e di affetto”.
Adele rimane perplessa e sembra riflettere su ciò che ha appeno udito e incalza la Madre con un’altra domanda: “Perché hai voluto tenere delle bambine nella tua casa? Non avevi dei figli?”.
“Sì, ho avuto quattro figli” prosegue Paola Elisabetta, “ma sono volati in cielo; sono una mamma che non è rimasta triste perché ha perso il tesoro della sua vita, Ho voluto dare il mio affetto ad altre bambine e bambini e li ho voluti amare come fossero miei figli. Sai, dopo Adele ho accolto Caterina, Elisabetta e poi tanti altri. La mia casa era grande, ma vuota, mentre fuori dal mio palazzo a Comonte i bambini che non avevano più né mamma né papà giravano per le strade in cerca di un pezzo di pane. Io li ho accolti, li ho sfamati, li ho puliti e vestiti. Li rimandavo alle loro case, ma ogni volta che li vedevo uscire dal portone del mio palazzo mi si stringeva il cuore. Un bel giorno però ho deciso di tenerli con me, nella mia casa, sotto il mio tetto e sotto la mia protezione. Oltre al cibo e ai vestiti questi bambini avevano bisogno di essere istruiti ed educati e da sola non riuscivo a fare tutto. Allora sono andata in cerca di qualcuno che mi aiutasse e piano piano si è formato un gruppo di ragazze, a partire da Luigia, che hanno condiviso con me questa avventura di Vangelo. Siamo diventate come una famiglia, la mia nuova famiglia che ho deciso di chiamare con un nome particolare: Istituto delle Suore della Sacra Famiglia, che ha iniziato ad esistere ufficialmente l’8 dicembre 1857. La famiglia Gesù, Maria e Giuseppe era il nostro ideale, il modello che volevamo imitare”.
Adele segue con interesse il racconto; e mentre ascolta nasce in lei il desiderio di sapere ancora qualcosa di quella straordinaria madre: “Nella tua casa hai accolto solo le bambine? Non hai formato una famiglia anche per gli orfani maschi?”
“Oh, questo era l’altro mio grande desiderio fin dalla morte del mio caro Carlo. Ma non era facile… Ho dovuto aspettare il tempo; qualcuno lo credeva una cosa impossibile, ma io ero sicura che il Signore mi avrebbe concesso questo dono. E infine il giorno tanto atteso è arrivato: Giacomino, il primo orfano, è arrivato a Villacampagna il 4 novembre del 1863, nel giorno di san Carlo, accompagnato da Giovanni Capponi, l’uomo che Dio aveva scelto per questa sua opera. All’inizio sono state tante le difficoltà, ma pian piano anche la famiglia dei Figli di san Giuseppe, accanto a quella delle Figlie, è cresciuta e ha accolto e educato tanti figli. Non potevo desiderare nulla di più al mondo”.
La bambina la fissa negli occhi e le chiede a bruciapelo: “Sei felice?”.
Madre Paola ricambia lo sguardo, le sorride ed esclama: “Ora sì, sono tanto felice perché ho trovato la gioia nei volti dei bambini che ho accolto e di cui mi sono preso cura. Li ho visti trasformarsi. La mia vita donata a Gesù, dopo la morte dei figli e di mio marito ha ripreso vigore, gioia ed entusiasmo e ho desiderato contagiare gli altri con il mio modo di vivere il Vangelo”.
La bambina la interrompe perché ha un’ultima domanda. “Ma anche noi che siamo in questa scuola, siamo tuoi figli?”
Madre Paola abbraccia la piccola e le sussurra all’orecchio: “Certo!...siete tutti figli miei perché nati dal mio cuore compassionevole che ha voluto amare oltre misura e non smetterà mai di farlo e… ricordati che sarò sempre con voi”.
La bambina si alza in punta di piedi, le schiocca un bacio sulla guancia, le dice: “Grazie” e si allontana con una certezza nel cuore.

Autore

  • Delia Nozza Bielli

Data

  • 05/11/2023

Rubrica

  • Focus Ccngregazione

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