Da quest’anno la scuola Secondaria della Scuola Sacra Famiglia è impegnata in una bella collaborazione con il Fai per l’attivazione di un percorso di valorizzazione del patrimonio artistico del Convento dell’Incoronata.
Gli affreschi dei Baschenis presenti nella chiesa dell’Incoronata e i più antichi affreschi dell’abside di cui si è recentemente scoperta la paternità (Antonio e Matteo Zamara, tra il ‘400 e il ‘500) oltre ad altri affreschi presenti nel Convento, verranno studiati dagli studenti della secondaria allo scopo di diventare “apprendisti-ciceroni” capaci successivamente di operare in funzione della valorizzazione del patrimonio artistico e culturale presente sul territorio.
Dalla riflessione sul valore di questa esperienza di educazione civica destinata agli studenti più grandi (di cui daremo comunicazione più approfondita in seguito) è nata l’idea di un coinvolgimento sull’arte e sulla bellezza anche degli alunni più piccoli convinti con Munari che sull’arte “siccome è quasi impossibile modificare il pensiero di un adulto, noi dovremo occuparci dei bambini“.
Certo non si può pensare di spiegare agli alunni le opere d’arte indicando loro autore, epoca, significato, tecnica utilizzata, ma, per sollecitare i loro sensi e suscitare il loro interesse, basta anche solo metterli nella condizione di cogliere e vivere l’emozione della bellezza.
Le neuroscienze infatti ci spiegano che ogni esperienza cognitiva o sensomotoria che noi facciamo sin da quando siamo piccoli, viene connotata dalla nostra mente non solo come evento di conoscenza ma anche come risonanza sul piano emotivo lasciando dentro di noi delle tracce indelebili capaci di influenzare le nostre scelte successive. «Il nostro cervello, mentre pensa, sente anche» dice Daniela Lucangeli (2019); così quando impariamo e proviamo qualcosa (paura, ansia, piacere, curiosità) mandiamo in memoria sia ciò che abbiamo appreso sia l’emozione che abbiamo provato; e quando, anche da adulti, recuperiamo l’esperienza con il ricordo, o ci troviamo a viverne una simile, facciamo riemergere anche l’emozione che allora avevamo vissuto. Ed è l’emozione che ci fa decidere su come approcciarci ad una successiva esperienza.
Allora la domanda: «Se funziona in questo modo, perché non è possibile far vivere ai bambini anche molto piccoli esperienze di esposizione all’arte di forte impatto emotivo in modo che l’emozione positiva vissuta da piccoli possa tradursi, da adulti, in un approccio attento e piacevole ai capolavori artistici?»
Io credo che sulla bellezza e sull’arte le istituzioni scolastiche, nel tempo, abbiano investito ben poco (basterebbe guardare le condizioni in cui versano molti edifici scolastici per rendersene conto) ma anche sul piano disciplinare hanno da sempre collocato l’arte e le discipline artistiche in secondo piano rispetto alle altre (anzi vengono spesso chiamate “educazioni” come se non avessero come le altre la dignità di un sapere).
Due autori, Costa e Kallick (2007), nell’ ambito della ricerca sugli aspetti dell’intelligenza, hanno individuato un insieme composito di abilità , atteggiamenti, indizi, sensibilità e inclinazioni sviluppate in esperienze pregresse le quali, pur non avendo contenuti cognitivi, connotano il comportamento intelligente di una persona. Si chiamano “disposizioni della mente” e dicono che l’agire della persona non dipende solo dalle conoscenze e dalle abilità possedute ma molto di più dalla sua “disposizione ad agire” e che a determinare l’azione della persona è, alla fin fine, “il voler agire” molto più del sapere e del poter agire. È interessante notare che, insieme ad aspetti del comportamento come la persistenza sul compito, l’impegno per l’accuratezza, l’ascolto attivo, la gestione dell’impulsività, la flessibilità mentale, l’originalità del pensiero... si trovi anche la capacità di “rispondere con meraviglia e stupore”. Così scrivono gli Autori di questa dimensione: «Vogliamo che i nostri studenti siano curiosi e si sentano in comunione con il mondo che li circonda, riflettano sulle formazioni mutevoli delle nuvole, si lascino affascinare dallo sbocciare di una gemma.... Vogliamo che si sentano spinti, entusiasti e appassionati riguardo all’apprendimento, alla ricerca e alla padronanza».
Purtroppo, se ci pensiamo, sono poche le occasioni odierne che abbiamo, non solo i bambini ma anche noi adulti, di stupirci e di mostrare meraviglia. Spesso non vediamo più nemmeno la bellezza della mutevolezza del cielo o passiamo davanti a dei capolavori (paesaggi, monumenti, opere d’arte ...) senza neppure vederli. E’ triste registrare che molti gruppi di persone in visita turistica ai musei sono più interessati a farsi un selfie, naturalmente di gruppo per documentare che ci sono stati, piuttosto che fermarsi ad ammirare, in rigoroso silenzio ed occhi sgranati, il capolavoro di Tiziano davanti al quale si sono fermati.
Ecco a noi piacerebbe mettere a punto alcune esperienze di approccio ai capolavori che il nostro territorio generosamente ci offre per portare i bambini , a partire dai più piccoli che possiedono le menti più fertili e più aperte, a guardare un’opera d’arte per rimanere a bocca aperta , a utilizzare quello che vedono per farsi rappresentazioni mentali di ciò che è bello e su cui vale la pena dirigere la propria attenzione, a utilizzare l’immaginazione per conoscere anche andando oltre l’opera, ad appassionarsi alla ricerca della bellezza.
Costa E Kallick sostengono che le disposizioni della mente sono educabili e noi, che ci crediamo , abbiamo provato a suggerire ad alcuni insegnanti della primaria , la progettazione di esperienze capaci di lasciare i più piccoli senza fiato.
Convinti che la bellezza non sia la perfezione dell’opera ma la possibilità di cogliere le armonie che la stessa offre all’anima , ci piacerebbe riuscire a stupire i bambini e le bambine della scuola dell’infanzia conducendoli, attraverso l’arte, in un percorso di ammirazione-emozione-esposizione, di narrazioni significative, di esperienze sensoriali e cognitive alla ricerca delle simmetrie e delle immagini nascoste (osservare , ascoltare, percepire , immaginare, vibrare, rappresentarsi...); tutto questo al fine di alimentare in loro, anche da adulti, il desiderio di nuove esplorazioni. E le esperienze che le insegnanti stanno mettendo a punto conducono proprio in questa direzione.
BIBLIOGRAFIA
Lucangeli D., 2029, “Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere”, Erickson, Trento
Costa A.L., Kallick B., 2007, “Le disposizioni della mente. Come educare insegnando”, LAS, Roma