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È invito. È constatazione. È augurio quella frase «nelle nostre ‘pasque’, la Pasqua di Gesù» che come Comunità religiosa abbiamo collocato su un tabellone insieme a un volto di Gesù luminoso che ‘contagia’ il volto sorridente di una bambina che si slancia nel cielo in mezzo a farfalle ‘inebriate’ della luce della risurrezione. E quel tabellone non è stato posto vicino alla chiesa o all’interno della casa, ma sulla strada provinciale che collega Bergamo con Cremona, passando per Soncino, paese natale della Cerioli, nostra Fondatrice. Volevamo che chi passava in auto o a piedi potesse accogliere il nostro messaggio: che la vita è ‘pasqua’ un continuo ‘passaggio’ dall’inverno alla primavera, dalla notte alla luce, dal male al bene, dalla sfiducia alla fede. E che Gesù ha solo reso evidente e possibile questo ‘passare’.
È stato per noi bello e consolante constatare la ‘verità’ di quella frase «nelle nostre ‘pasque’, la Pasqua di Gesù» attraverso i percorsi quaresimali e della settimana santa che come Comunità religiosa Sacra Famiglia, ma anche come Comunità educante abbiamo vissuto: nella sera del VENERDÌ SANTO abbiamo pregato la via Crucis per cogliere il dolore immenso di Gesù e rinnovare la fede in Lui, cuore vivo e pulsante della nostra vita cristiana attraverso le immagini dall’opera dello scultore Alvaro Blanco che aveva organizzato una mostra itinerante nella quale, per la prima volta, lo spettatore potesse contemplare, alla fine dell’itinerario della mostra, il corpo iperrealista dell’uomo della Sindone, una scultura volumetrica di qualità umana creata attraverso un rigoroso studio antropologico (themysteryman.com/it/the-mystery-man-it/). La presenza dei piccoli riquadri preparati dai bambini e dai ragazzi della scuola hanno voluto rappresentare i nostri sentimenti nei confronti del Crocifisso.
«Nelle nostre ‘pasque’, la Pasqua di Gesù» ha avuto la sua verità anche nella narrazione della Passione di Giovanni (capitoli 18.19.20) prima ai religiosi, insegnanti e genitori e poi ai bambini e ai ragazzi della Scuola, nella nostra Chiesa dell’Incoronata. La Pasqua ci è dunque indispensabile. Cosa me ne faccio, cosa ce ne facciamo di un maestro di morale, seppure la più sublime, cosa ce ne facciamo di un maestro spirituale, seppur il più raffinato e conoscitore dell’animo umano, cosa ce ne facciamo di un Dio che cammina sì con noi, che diventa uno di noi, ma che non vince l’ultimo nemico? Senza la Pasqua nulla dell’avventura di Gesù risolve quel dolore che inevitabilmente ci attraversa, quel terrore che chi trascorre le notti al capezzale di un figlio, di un marito, che chi invecchia senza qualcuno accanto, che chi si appresta a compiere l’ultimo passaggio, conosce bene.
Posizionarci dalla parte del Risorto rende perfino sensata l’«ora» del dolore. E anche là dove la vita scorre serena e senza scossoni, non per questo è immune da quell’ultimo scossone della morte. Anzi, se questa non fosse stata sconfitta da Cristo ogni gioia della vita sarebbe beffarda e tragica. Ma Cristo è risuscitato per noi, e noi ne siamo testimoni e crediamo che come destino abbiamo la vita eterna, là dove nessuno è perduto perché ogni sepolcro sarà svuotato, ogni lacrima asciugata, ogni gioia non più precaria e ogni volto ritrovato.