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068. Intelligenza artificiale e educazione
Patto educativo

068. Intelligenza artificiale e educazione

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La mattina del 22 marzo 2024, si è svolta presso la Curia Generalizia della Società di Gesù  un Seminario di Formazione per il personale del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, dedicato alle problematiche dell’Intelligenza Artificiale in ambito culturale ed educativo.

Dopo i saluti di benvenuto del Cardinale Prefetto José Tolentino de Mendonça, iniziò la prima parte, coordinata da S.E. Mons Paul Tighe, nella quale fu fatta una introduzione alla conoscenza delle nuove tecnologie basate sull’IA  e delle situazioni e i trend che affrontano le università e scuole. In questo primo momento sono intervenuti Jordan Wales, Professore Associato di Teologia al Hillsdale College e Noreen Herzfeld,  Professoressa Reuter di Scienza e Religione al St. John’s University e College of St. Benedict (Stati Uniti).  Nella seconda parte, moderata da S.E. Mons. Cesare Giovanni Pagazzi, si è trattato il tema del futuro dell’Educazione nel contesto dell’IA. Si sono esplorati i diversi concetti di intelligenza e le implicazioni per l’educazione, concentrandosi sul futuro dell’educazione in relazione alle trasformazioni dell’IA e delle tecnologie digitali. E' intervenuto il Prof. Giuseppe Riva,  Direttore dello Humane Technology Lab dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano).  Nella terza e ultima parte, moderata da P. Antonio Spadaro, si è trattato il tema "Una narrativa culturale della transizione digitale”. Si è riflettuto sull’impatto dell’IA nella prospettiva culturale più ampia  di cui le istituzioni educative fanno parte. E' intervenuto Alessandro Baricco,  Scrittore e intellettuale, autore di vari romanzi e del saggio "The Game" riguardante l'evoluzione del mondo digitale. Dopo ogni presentazione sono intervenuti i partecipanti al Seminario con domande e contributi.

 

Quello che è emerso fin da principio è che, nonostante alcune inevitabili criticità riscontrate nell'applicazione dell'IA nel mondo dell'educazione, l'atteggiamento della Chiesa nei confronti della rivoluzione dell'Intelligenza Artificiale, è di un'apertura positiva. Non si è intrapresa nessuna sterile crociata come avveniva spesso nel passato di fronte ad ogni novità, evitando così di ripetere gli errori commessi con l'antimodernismo. Papa Francesco infatti nei suoi recenti interventi invita a “sgomberare il campo da letture catastrofiche” di fronte “all'accelerata diffusione di meravigliose invenzioni”, perché siamo comunque di fronte a “un indiscutibile salto qualitativo”.

Infatti sono diversi i vantaggi dell'applicazione dell'IA nell'educazione. L'IA favorisce un'educazione più personalizzata che tiene conto delle necessità di ciascun studente contrariamente a un'educazione standardizzata uguale per tutti concepita come un letto di Procuste; permette di superare i limiti spaziali e temporali della formazione che non si limita agli ambienti formali (scuole, università, centri di formazione) e ai primi anni della vita; un tutor virtuale inoltre può essere un supporto importante per l'insegnante, in quanto possiede informazioni illimitate e autogenerative. L'insegnamento attraverso l'IA può vantare una maggiore oggettività in quanto questo strumento prescinde dagli umori, stanchezze, ideologie e pregiudizi degli insegnanti, soprattutto nel momento della valutazione. Infine, last but not least, l'impiego dell'IA permette un'educazione molto più economica e quindi più democratica che garantisce l’accesso a una formazione di qualità per tutti, e non solo per le elites. A questo proposito, quando ero in Africa dicevo spesso agli studenti della mia università, che l'IA è una rivoluzione che favorisce soprattutto i paesi più poveri, perché tutti gli studenti del mondo dalla più piccola scuola alla più importante università, quando si siedono davanti a un computer, troveranno le stesse infinite opportunità per una formazione di eccellenza per tutti. 

Siamo altresì convinti che l'IA non potrà sostituire gli insegnanti, ma sarà certamente un formidabile strumento di supporto per loro.

Alessandro Baricco, prima di presentare alcune idee estratte dal suo saggio “The game” sulla “storia” dell'evoluzione digitale, disse che si era preparato per fare una specie di apologia del mondo digitale perché temeva di incontrare nell'ambiente ecclesiale una chiusura nei confronti dell'Intelligenza Artificiale. Con meraviglia invece ha dovuto ricredersi incontrando un'apertura inaspettata nei confronti di questa. Nel suo intervento Baricco propone di cambiare il nome di “Intelligenza artificiale” in “Intelligenza estesa” perché secondo lui questa nuova terminologia definirebbe meglio la sua natura che si estende a una dimensione molto allargata della realtà.

Da parte mia ritengo invece che il termine da cambiare non sia “artificiale” ma “Intelligenza”, in quanto qui non si tratta di intelligenza bensì di una macchina programmata a fare quello che fa e che si avvia e si spegne con un bottone quando decide l'uomo. Quindi né intelligenza artificiale né estesa, ma solamente uno strumento di elaborazione di dati complessi, perché dove non c'è intenzionalità, comprensione, coscienza, creatività non c'è intelligenza. Se un robot viene programmato per abbracciare, baciare, accarezzare, non possiamo parlare di “amore artificiale”, o se venisse programmato per parlare di Dio, professare la fede, andare a messa, ricevere il battesimo, e magari si comportasse molto meglio di un cristiano, non potremmo parlare di un “credente intelligente artificiale”. Allo stesso modo se un robot viene programmato per elaborare dati e svolgere calcoli complessi, non possiamo parlare di “intelligenza artificiale” perché questa terminologia può portare alcune persone a immaginare scenari distopici di dominazione delle macchine o perdita di controllo da parte umana.

Allora come la possiamo chiamare? Chiamiamola come vogliamo, ma non intelligenza. Io per esempio preferisco chiamarla “Elaborazione artificiale” e questo nome sembra piacere anche a ChatGPT il quale mi ha risposto: “Il termine ‘elaborazione artificiale’ potrebbe certamente riflettere meglio la natura delle capacità dei sistemi informatici come me. Questo termine sottolinea il processo attraverso il quale i computer elaborano dati, istruzioni e algoritmi per eseguire compiti specifici”.

Questa è una risposta intelligente ma chi l’ha data non è intelligente, perché ha risposto solo ciò per cui è stato programmato.

 

 

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Autore

  • p. Ezio Lorenzo Bono

Data

  • 07/04/2024

Rubrica

  • Patto Educativo

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