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010. Apprendere a… disapprendere
Patto educativo

010. Apprendere a… disapprendere

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Avete letto bene, non si tratta di un errore di stampa. «APPRENDERE A DISAPPRENDERE» non è una contradictio in terminis anche se va nella direzione opposta della fortunata formula «APPRENDERE AD APPRENDERE» che negli ultimi decenni è stata un mantra dell’educazione, dopo la pubblicazione del famoso Rapporto “Delors” all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il XXI secolo intitolato «Nell’educazione un tesoro».

Questa nuova formula «APPRENDERE A DISAPPRENDERE» seppur suggestiva, porta però con sé un’ambiguità che bisogna dissipare. Nell’interpretazione del sociologo Zygmund Bauman l’urgenza maggiore sembra essere quella di disapprendere un modo antico di imparare legato al passato, a favore di un modo di apprendere più flessibile, più consono all’incertezza di una società liquida. Bisogna sbarazzarsi velocemente, secondo Bauman, delle vecchie abitudini, non per acquisirne di nuove, ma per farne a meno. Bisogna acquisire invece sempre nuove competenze e stare al passo con le informazioni che cambiano rapidamente in una società che lei pure cambia a ritmo esponenziale. Per spiegare meglio il suo concetto, Bauman ricorre alla metafora dei missili, dove ai tradizionali missili balistici a percorso predefinito, con un obiettivo fisso, bisogna sostituire i missili intelligenti, che cambiano la direzione in volo secondo le mutevoli necessità, senza fissarsi su categorie di obiettivi specifici o bersagli prefissati. Quello che Bauman mette in discussione però è solo il metodo di apprendere, ma non intacca minimamente gli obiettivi dell’apprendimento. Si tratta più di un invito ad un aggiornamento continuo per modernizzare la velocità verso gli stessi obiettivi, invece che un invito ad intraprendere una nuova direzione.

Anche il Patto Educativo Globale si pone come un invito ad apprendere a disapprendere, ma non per mantenere gli stessi contenuti e modelli che ricalchino e perpetuino la logica di prevaricazione del più forte e l’esclusione dei più deboli, ma per stravolgere completamente l’idea di educazione. L’idea di disapprendere che è insita nel Patto Educativo Globale, più che a Bauman è assimilabile a quella di Ettore Gelpi, e cioè all’idea di resistenza all’imposizione degli apprendimenti moderni che di moderno hanno solo la modernizzazione degli strumenti (ora digitali) ma che in realtà continuano a perpetuare una concezione di educazione tradizionale, a servizio del mercato e del potere.

Educare tutti alla fratellanza universale non è un ingenuo progetto irenico (alla “vogliamoci bene”) del Patto Educativo Globale, ma è un’idea rivoluzionaria di educazione che vuole cambiare il mondo, disapprendendo la logica dell’educazione nella quale siamo stati formati. È un invito a una nuova riflessione che porti a ripensare l’economia, la politica, l’idea di sviluppo, oltre le logiche ristrette e egoistiche delle leggi del mercato e della competitività. Ripensare il nostro rapporto con l’ambiente, con la natura, oltre le logiche dello sfruttamento delle risorse che va a beneficio solo di una minoranza ristretta.

Con parole forti Papa Francesco si è rivolto nel luglio scorso ai giovani riuniti nella EU YOUTH CONFERENCE di Praga: «L’obiettivo principale del Patto Educativo è quello di educare tutti a una vita più fraterna, basata non sulla competitività ma sulla solidarietà. La vostra aspirazione maggiore, cari giovani, non sia quella di entrare negli ambienti formativi d’élite, dove può accedere solo chi ha molto denaro. Questi istituti hanno spesso interesse a mantenere lo status quo, a formare persone che garantiscano il funzionamento del sistema così com’è. Vanno apprezzate piuttosto quelle realtà che uniscono la qualità formativa con il servizio al prossimo, sapendo che il fine dell’educazione è la crescita della persona orientata al bene comune. Saranno queste esperienze solidali che cambieranno il mondo, non quelle “esclusive” (ed escludenti) delle scuole d’élite. Eccellenza sì, ma per tutti, non solo per qualcuno».

E infine il Papa invita i giovani non a trovare metodi più veloci per percorrere lo stesso cammino, ma a pensare cammini nuovi ed innovativi: «Voglio concludere con un augurio: che siate giovani generativi, capaci di generare nuove idee, nuove visioni del mondo, dell'economia, della politica, della convivenza sociale; ma non solo nuove idee, soprattutto nuove strade, da percorrere insieme».

Autore

  • Ezio Lorenzo Bono
    Segretariato per il Patto Educativo Globale educationglobalcompact.org

Data

  • 05/02/2023

Rubrica

  • Patto Educativo

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