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096. Ottocento anni di Cantico. Un formidabile gesto innovatore
Congregazione

096. Ottocento anni di Cantico. Un formidabile gesto innovatore

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Si celebra quest’anno l’ottavo centenario della composizione del Cantico delle creature di Francesco d’Assisi, conosciuto anche come Cantico di frate Sole e sorella Luna. E tutto ciò che si riferisce a Francesco d’Assisi ci riguarda perché il Convento di S. Maria Incoronata che, come religiosi della Sacra Famiglia abitiamo dal 1868, è un convento francescano: tutto parla di Francesco. Dall’architettura (la chiesa è una grande Casa, il convento il luogo del Con-venire dopo essere stati tra la gente) agli affreschi e al clima ‘spirituale’ si intuisce lo ‘spirito’ e lo sguardo sul mondo di Francesco: semplice, fraterno, innamorato! Nella nostra chiesa addirittura c’è una cappella dedicata a S. Francesco in cui è raccontata la sua vita, dalla giovinezza alla maturità fino alla morte. Immaginiamo anche che - ma ulteriori studi ce lo diranno- gli angeli che attorniano Francesco dell’affresco dell’altare centrale abbiamo scritto nei loro cartigli il Cantico delle Creature. Vogliamo anche noi celebrare gli 800 anni della composizione del cantico, considerato come la prima poesia in lingua italiana volgare e sintesi della sua vita, un Cantico dallo straordinario significato culturale, evangelico ed ecclesiale perché Francesco «voleva offrire un testo comprensibile anche per i poveri, esclusi dal latino, come via di accesso alla Parola» (Teresa Bartolomei), proprio nel momento in cui sta sperimentando nella sua vita la cecità, la delusione per la piega che sta assumendo il suo ordine, la sofferenza della malattia. Attraverso il buio, una luce!

Lo abbiamo letto tutti almeno una volta nella vita, il Cantico, per non parlare di quante volte possiamo averlo ascoltato nelle tante canzoni, addirittura raccontato nei film, c’è chi se lo ricorderà dalle lezioni di italiano a scuola e chi, invece, magari dopo una visita ad Assisi. Una cosa è certa: nonostante abbia 800 anni questo ‘cantico’ rimane, prima ancora che un testo, un «formidabile gesto innovatore» come del resto è stata tutta la vita di Francesco. Certamente dobbiamo abbandonare l’idea di un santo tra i campi della pianura spoletana, immerso nell’oro del grano, con la testa fra le nuvole del cielo o gli occhi nell’acqua dei ruscelli. Il Cantico nasce in un contesto e in un clima molto diversi: dopo l’esperienza mistica vissuta sul monte della Verna in Toscana (1224), il Poverello si trova nel monastero di S. Damiano dalla sua amica Chiara, proprio nel luogo dove tutto ebbe inizio, dove sentì quella voce perforante che gli diceva: «Francesco va’ e ripara la mia casa…». Ma ora quel giovane - figlio di Pietro di Bernardone il mercante di Assisi - era diverso, cambiato. Ora soffriva di forti dolori agli occhi, una cecità che lo costringeva a ripararsi dalla luce diretta del sole, preferendo restare nella propria camera, nella semioscurità. E, anche se al riparo, le poverissime condizioni in cui versava la struttura non tenevano di certo lontani i topi: ce ne parla proprio uno dei suoi biografi, che non lo lasciavano in pace nemmeno quando mangiava o cercava di chiudere un occhio. Proprio in quelle circostanze avverse, nella sofferenza fisica come nella stanchezza del corpo, nel senso di delusione per come si andava sviluppando l’ordine come nel senso di lontananza di Dio, Francesca alza lo sguardo, vede oltre, intravvede una luce, e detta una poesia, una ‘laude’ al Signore per ciò che nonostante tutto, lo circonda: il Creato con le sue innumerevoli sfaccettature. Ecco che d’un tratto, il mondo che nemmeno riesce più a vedere, assume un altro significato, diventa un atto di riconoscenza. Frate sole, sorella luna, madre terra, sorella acqua, frate fuoco: Francesco vuole chiamare ‘fratello e sorella’ tutti, come aveva fatto nel corso della vita. E non si ferma qui perché da buon ‘giullare di Dio’ - come amava definirsi- con l’aiuto di un frate esperto compone anche la musica, la melodia del Cantico e decide di insegnarlo ai suoi fratelli, perché anche loro, con la loro voce, potessero portare ovunque il messaggio della vita che rimane anche nelle zone d’ombra della nostra quotidianità. Neppure l’arte è rimasta indifferente a questo: nella basilica superiore di Assisi, nella parete della controfacciata, è conservato uno degli affreschi più famosi della vita di s. Francesco: la predica agli uccelli (così come nella cappella della nostra chiesa dell’Incoronata, c’è un affresco di Pietro Baschenis della Predica agli uccelli che sarebbe bello compararlo con l’affresco di Assisi). Ma cosa c’entra tutto questo con il cantico? L’opera, attribuita a Giotto e alla sua bottega è realizzata tra il 1295 e il 1299 certo non narra la stesura del cantico, bensì un episodio molto caro alla devozione popolare, cioé: un giorno sulla strada che congiungeva due piccoli borghi nei pressi di Assisi, il santo si fermò a predicare ai tanti uccelli appollaiati sugli alberi della campagna. Tutti, miracolosamente, lo compresero. Si vede Francesco con la mano benedicente, mentre è rivolto a tante specie diverse di uccelli: si va da quello più piccolino, dal passerotto al volatile più grande, da quello che sta seduto sui rami a quello che plana verso terra. Sullo sfondo gli alberi fanno da contorno e mostrano già le foglie primaverili. La scena parla quindi chiaramente: Francesco sa parlare a tutte le creature, le stesse che nel Cantico ‘chiama’ fratelli e sorelle… proprio quegli uccelli diventeranno il simbolo con il quale verrà spesso raffigurato nella storia dell’arte. Un legame con l’ambiente, con una creazione che, ogni giorno, merita di essere sempre più apprezzata!

Il significato profondo e la ritrascrizione nell’oggi del Cantico sono stati avviati da papa Francesco con la lettera LAUDATO SÌ e con il movimento che ne è nato (movimento Laudato sì). Queste prime parole (LAUDATO SÌ) sono italiane e si traducono con “LODE A TE” e fanno parte di una citazione del “Cantico delle creature” di Francesco in cui il santo loda Dio meditando sulla bontà del sole, del vento, della Terra, dell’acqua e delle altre forze naturali. La scelta di questo brano per l’inizio dell’enciclica ricorda e sottolinea come le persone di fede non dovrebbero solo rispettare la Terra, ma anche lodare e onorare Dio attraverso il loro impegno per il creato. Nel capitolo 6: Educazione e spiritualità ecologica” l’enciclica dà indicazioni pratiche per la vita personale raccomandando uno stile di vita meno incentrato sul consumismo e più su valori al di là del tempo e durevoli. Questo richiede educazione ambientale, gioia per l’ambiente, amore civico, partecipazione ai sacramenti e una conversione ecologica in  cui l’incontro con Gesù porti a una comunione più profonda con Dio, gli altri e il mondo della natura. Insomma «Francesco vede la bellezza non come una qualità estetica della creatura, ma manifestazione della sua forma relazionale con Dio in cui essa è riconosciuta come creatura generata dal Creatore, attraverso la quale egli dona e trasmette il proprio amore a tutto il creato: così che anche quello che appare in sé negativo, intrinsecamente repulsivo, può essere accolto in una forma di relazione che lo illumina di bellezza nel manifestarne la potenza di fraternità, e lo rende degno di lode» (Teresa Bartolomei). Insomma una bella novità!

 

CANTICO

«Altissimu, onnipotente, bon Signore, tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad te solo, Altissimu, se konfàno et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui; et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi' Signore, per frate focu, per lo quale ennallumini la nocte, et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore, et sostengo infirmitate et tribulatione.

Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare: guai a quelli che morrano ne le peccata mortali.

Beati quelli che trovarà ne le tue santissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male.

Laudate et benedicete mi' Signore et ringratiate et serviateli cum grande humilitate.»

Autore

  • a cura di p.  Antonio Consonni

Data

  • 04/05/2025

Rubrica

  • FOCUS CONGREGAZIONE

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