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Abbiamo seguito con particolare attenzione il viaggio di papa Francesco in terra congolese perché le suore della Sacra Famiglia lì vivono il carisma di Santa Paola Elisabetta Cerioli e si dedicano alla custodia e cura della vita, all’educazione e formazione delle giovani generazioni, affinché ci sia per tutti il reale diritto allo studio e un’esistenza dignitosa.
Era il 2 luglio 2022 quando il Papa sarebbe dovuto partire alla volta del continente africano, in veste di pellegrino di “riconciliazione e di pace”, in quelle terre tanto martoriate e sfruttate. Poi il viaggio fu rimandato per motivi di salute del pontefice. Intanto in Congo i preparativi si sono fatti più intensi, sollecitati dal messaggio di papa Francesco inviato al popolo congolese a non lasciarsi rubare la speranza. Il 40° viaggio di Francesco si è così realizzato dal 31 gennaio al 5 febbraio: prima tappa in Congo e poi in Sud Sudan.
La Repubblica Democratica del Congo è uno degli Stati più grandi di tutto il continente africano. Diverse guerre civili hanno segnato la storia del Paese fin dalla sua indipendenza nel 1960 arrivando a scatenare - tra il 1998 e il 2003 - una delle più gravi crisi umanitarie al mondo definita “la guerra mondiale africana”, guerra che ha provocato lo sfollamento di gran parte della popolazione congolese. Ad oggi la situazione non è stabile, soprattutto nell’Est del Paese, dove sono centinaia i gruppi armati che costringono alla fuga i civili, con gravi conseguenze sulla sicurezza dei più deboli e fragili.
Gli abusi sessuali sulle donne, i rapimenti, gli attacchi a scuole e ospedali sono solo alcune delle violenze compiute dai gruppi armati che si contendono il territorio e le sue smisurate risorse naturali, dai metalli preziosi agli idrocarburi. Il Paese è ricco di cobalto, un metallo strategico utilizzato in molte applicazioni industriali e militari e di diamanti che papa Francesco ha definito “insanguinati” perché bottino del colonialismo economico, così che “questo Paese, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono “straniero” ai suoi abitanti”.
“Giù le mani dall’Africa! Basta soffocare l’Africa: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare”. Si è alzato il grido potente di Francesco. L’Africa, ha detto il Pontefice, è come un diamante del creato. Il Papa lo ha ricordato rivolgendo infine questo appello agli uomini e alle donne della Repubblica Democratica del Congo: “Rialzati, riprendi tra le mani, come un diamante purissimo, quello che sei, la tua dignità, la tua vocazione a custodire nell’armonia e nella pace la casa che abiti”.
La presenza del Papa rappresenta la vicinanza, l’affetto e la consolazione di tutta la Chiesa cattolica per questo paese martoriato e sfruttato: “Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità”.
L’accoglienza della gente nei confronti di papa Francesco è andata al di là di ogni aspettativa; la gioia e l’entusiasmo sono stati incontenibili, come ci hanno raccontato le consorelle congolesi delle nostre comunità di Kinshasa, le quali hanno partecipato con tanta commozione ai diversi momenti della visita. L’emozione di incontrare il Papa ha ricompensato il caldo estremo e la fatica dell’attesa fin dalle prime ore del mattino.
Il volto di papa Francesco era “molto luminoso e raggiante”, come lo ha definito una nostra consorella, e diverso da come si presenta solitamente in televisione. L’invito alla pace, al perdono e alla riconciliazione sono state le tematiche affrontate all’interno dell’omelia della celebrazione eucaristica a Kinshasa, mentre all’incontro con le consacrate e i consacrati, il pontefice ha sollecitato a sfidare la mediocrità spirituale, il benessere mondano e la superficialità.
Alle autorità della Repubblica Democratica del Congo il Papa ha chiesto di investire soprattutto sull’istruzione dei giovani: i veri diamanti del Congo. L'educazione - ha ribadito - è fondamentale per il futuro, affinché il Paese possa imboccare la strada per raggiungere la piena libertà tanto agognata. Investire nella formazione è urgente e fondamentale per preparare persone ben consolidate, autonome e consapevoli delle proprie potenzialità, capaci di svilupparle con responsabilità e perseveranza all’interno della società. Purtroppo però ancora tanti bambini non hanno la possibilità di ricevere un’istruzione di base e vengono sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere. “I bambini, le ragazze, i giovani sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione!".
Si apre un nuovo cammino di speranza.
Foto di Günther Simmermacher da Pixabay