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L’anno scorso il Santo Padre ha creato nella Curia Romana il nuovo “Dicastero per la Cultura e l’Educazione” dalla fusione del Pontificio Consiglio per la Cultura e la Congregazione per l’Educazione Cattolica e ha nominato come Prefetto il cardinale José Tolentino de Mendonça che è nello stesso tempo un educatore (ex Vice-Rettore dell’Università Cattolica Portoghese) e un poeta.
Il lavoro che il nuovo Prefetto sta svolgendo in questi primi mesi è quello di definire la nuova identità di questo Dicastero articolando la dimensione educativa con quella culturale, e per questo in vari interventi ha parlato dell’identità e missione dell’educazione cattolica la quale si trova davanti allo specchio per chiedersi “Chi sono io?”
Nel discorso dello scorso gennaio in occasione dell’inaugurazione del nuovo ufficio a Parigi della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) dal titolo “Cosa si aspetta la Chiesa dalle Università Cattoliche” il Cardinale ha detto: “Si spera che la nostra educazione cattolica sia qualcosa di più. Cioè, che sia più radicata nell'ethos cristiano e, quindi, che sia più audace nella ricerca della verità. Che sia più innovativa dal punto di vista culturale”. Il primo punto del suo discorso ha riguardato proprio la definizione dell’identità dell’educazione cattolica senza la quale “l'università si allontanerebbe dalla sua missione di educare, sull'esempio di Gesù, il Maestro, e diventerebbe una fabbrica di titoli professionali”. Affermare la propria identità, precisa il Cardinale, senza però cadere nel rischio dell’autoconservazione che paralizza il dinamismo educativo, ci rende funzionari dell’istruzione allontanandoci dalla realtà. Così pure, continua il Prefetto, bisogna evitare l’autoreferenzialità, citando il papa: "Il mito di Prometeo, forse adatto in altri tempi, non lo è più nel nostro. Non abbiamo bisogno di un eroismo titanico, ma di una fraternità dolce e paziente tra di noi e con il creato. La vita e la storia dimostrano, infatti, che non possiamo essere noi stessi senza l'altro e senza gli altri. In un mondo in cui tutto è intimamente connesso [...], è necessario aprirsi creativamente a nuovi itinerari, più integrati, condivisi, direttamente legati alle persone e ai loro contesti".
Dopo aver parlato dell’identità, segue naturalmente il tema della missione dell’educazione cattolica che è quella di evangelizzare (Evangelizzare Educando). Evangelizzare però non significa indottrinare ma dialogare apertamente nel rispetto di tutti partendo dalla nostra chiara identità di cattolici. E allerta: “Un'istituzione educativa cattolica deve evitare l'aspirazione a diventare una parrocchia o un gruppo devozionale”, ma luogo dell’incontro tra la fede e la ragione.
Infine il Cardinale ha espresso il desiderio di rilanciare la Pastorale universitaria, e proprio in questi giorni nel DCE ha creato una commissione per la preparazione di un convegno sulla Pastorale Universitaria da realizzarsi prossimamente, per riflettere sul tipo di pastorale necessaria per le università d’oggi. La fede, conclude, deve incarnarsi nella vita quotidiana, quindi la pastorale universitaria oltre ai momenti di preghiera, deve favorire anche esperienze di volontariato, di impegno sociale e culturale.
Il Prefetto nello scorso febbraio ritorna ancora sul tema dell’identità in un messaggio agli educatori delle scuole cattoliche del Paranà (ANEC-PR, Brasile), ma stavolta non parla dell’identità dell’istituzione educativa cattolica, ma dell’identità dell’educatore cattolico. Partendo dal racconto del “Letto di Procuste” delinea il profilo di un educatore che, al contrario del personaggio mitologico che voleva livellare tutti tagliandoli secondo la misura del suo letto, sia invece attento alla singolarità di ciascuno. Il Prefetto evince la figura dell’educatore cattolico ripercorrendo i discorsi sul Patto Educativo Globale pronunciati da Papa Francesco in questi ultimi anni. Se il Papa indica come i quattro pilastri dell’educazione il “conosci te stesso, il tuo fratello, il creato, il Trascendente”, l’educatore cattolico allora sarà quello che educa a conoscere sé stessi, ad aprirsi all’altro, a rispettare l’ambiente e a scoprire Dio. L’educatore cattolico invece si è spesso sottratto alla sua principale missione che è quella di insegnare alle nuove generazioni le verità che danno senso alla vita. A cosa servirebbe insegnare tutta la scienza e le lettere ai nostri studenti se non insegniamo nulla delle verità più profonde della vita? Sarà che la scienza e le lettere potranno riempire il bisogno infinito di senso dell’uomo? L’educatore è quindi innanzitutto un “Testimone della verità”. Dice il Cardinale: “L'educatore cattolico, proprio perché ha sperimentato nella sua fede che la vita ha un senso, può educare gli altri al senso della vita. Ma se un educatore non ha scoperto il senso della vita, o ancora peggio non crede che la vita abbia un senso ma che sia solo frutto del caso e che con la morte tutto finisce, come può educare i giovani alle verità che danno senso alla vita?”.
Se il “buon giorno si vede dal mattino” siamo fiduciosi che ci aspetta una splendida giornata.