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Nello scorso mese di marzo si è svolto un incontro in videoconferenza tra gli operatori religiosi e laici che si dedicano alla missione di educare minori temporaneamente fuori famiglia nelle “Case-Famiglia” della Congregazione in Brasile, Mozambico e Italia.
Nell’insieme ampio della missione educativa che la nostra Congregazione porta avanti con diverse attività, le tre “Case-Famiglia” che hanno condiviso la loro esperienza rappresentano una piccola ma significativa esperienza. Mentre nelle Scuole e nelle Parrocchie accogliamo ed educhiamo migliaia di bambini, adolescenti e giovani, le Case-Famiglia accolgono qualche decina di minori, prendendosi cura di tutto quello che serve loro per vivere e per prepararsi al loro futuro. Il valore di queste opere non sta dunque nel numero dei bambini accolti, ma nel tipo di missione che svolgono: esse esprimono, in modi del tutto nuovi, la stessa passione educativa che madre che santa Paola ha vissuto nell’accogliere nella sua casa le bambine orfane dei contadini, per dare loro una educazione e una istruzione necessarie per garantire loro un futuro sereno.
Il “Lar Carlinhos” è una Casa-Famiglia nata a Peabiru, un comune dello Stato brasiliano del Paranà, nata verso la fine degli anni ’90 e rinnovata profondamente qualche anno dopo. Un’equipe di una dozzina di persone, coordinate dal missionario laici Roberto Macetti in collaborazione con i religiosi della Comunità, si prende cura sotto tutti gli aspetti dell’accoglienza di bambini e adolescenti che il Tribunale dei minori toglie temporaneamente dall’ambito famigliare. Il loro numero varia dai dieci ai quindici, o anche di più in casi di necessità. Il tempo di permanenza dipende dalla situazione famigliare di ciascuno, e si conclude in modi diversi: con il ritorno nella famiglia di origine o presso parenti, con l’affido ad altre famiglie o con l’avvio ad esperienze di vita autonoma dopo il raggiungimento della maggiore età.
Il “Colégio São José” è una Casa-Famiglia creata a Marracuene, un distretto alla periferia della grande città di Maputo, capitale del Mozambico, con l’arrivo della Congregazione alla fine degli anni ’90. Accoglie circa trenta bambini, ragazzi e adolescenti di ambo i sessi, orfani o senza un nucleo familiare in grado di offrire loro il necessario accompagnamento per la crescita. Ci sono segnalati dai servizi sociali o, ancora di più, dalle religiose missionarie che operano nei popolosi quartieri della periferia della Capitale. Accompagnati da un’equipe di educatori, frequentano la scuola primaria e secondaria, e risiedono tutto l’anno nella nostra casa, che diventa la loro, ad eccezione di alcuni giorni di vacanza presso lontani parenti o famiglie generose che li accolgono. In questo centro durante il giorno sono accolti anche altri bambini e ragazzi, provenienti dalle loro famiglie, per essere accompagnati nello studio e nella crescita: l’integrazione con gli “interni” rappresenta uno stimolo di crescita per tutti. Quando sono più cresciuti e autonomi possono continuare la vita nella casa di qualche parente, continuando gli studi e cercando un lavoro. Non pochi di loro si sono laureati e sono usciti di casa solo quando hanno costruito una casa e una famiglia propria.
“Il Campo di Santa Paola Elisabetta” è l’insieme di due Case-Famiglia (Casa Il Gelso e Casa La Quercia) nate cinque anni fa presso la Comunità religiosa di Orzinuovi (Brescia), dopo un lungo cammino di progettazione e di preparazione. Si tratta di due nuclei familiari (genitori e figli naturali), che hanno deciso di dedicare un tempo della loro vita ad accogliere bambini temporaneamente fuori famiglia affidati dai servizi sociali, in stretta collaborazione con i religiosi della Congregazione. Ogni famiglia può accogliere fino ad un massimo di sei bambini; in questi anni questo numero è stato raggiunto in alcune fasi del cammino. I bambini sono accompagnati in ogni necessità, con l’aiuto di educatori professionali e supervisione esterna per gli operatori. La forte collaborazione con la Scuola Sacra Famiglia di Orzinuovi, che tutti i bambini e ragazzi della Casa-Famiglia frequentano, è un elemento fondamentale di questo progetto, che permette una integrazione e un accompagnamento fruttuoso. A seconda del loro percorso familiare, i bambini possono tornare nelle famiglie, essere adottati o, dopo la terza media, passare in ambienti più adatti all’età dell’adolescenza.
La condivisone dell’esperienza educative delle tre Case ci ha permesso di rafforzare la consapevolezza che questa missione porta avanti oggi quella che la Fondatrice aveva iniziato più di un secolo e mezzo fa. È emerso che i bambini accolti hanno grande bisogno di essere accompagnati a vivere le loro giornate con un orario e un ordine esteriore; sentono il bisogno di poter contare su adulti affidabili, per trovare un terreno sul quale appoggiarsi per guardare con fiducia la loro vita. Sentono, in una parola, il bisogno di una normalità familiare, e gli educatori sono preparati per offrire loro questa risposta. È una missione non facile, che chiede di mettersi in gioco in ogni momento; ma è un compito molto necessario in ogni luogo del mondo e profondamente in linea con la missione evangelica che santa Paola Elisabetta ha accolto per sé e ha affidato alla sua Congregazione.
È una missione che oggi, in ogni luogo della Terra, non può essere vissuta dai religiosi da soli, ma solo con una forte collaborazione con le famiglie e gli educatori laici. L’incontro ha aiutato tutti i partecipanti a sentirsi parte di una Famiglia più grande e a rinnovare le motivazioni interiori per continuare la missione intrapresa. A tal punto che ci siamo ripromessi di mantenere vivo il legame tra noi e – chissà – un giorno poterci incontrare in presenza, magari visitando gli uni le case degli altri, come avviene tra chi condivide un grande ideale.