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033. Rotta mediterranea
Missionarietà

033. Rotta mediterranea

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Mentre da inizio anno assistiamo all’infittirsi dell’andirivieni diplomatico e politico tra Italia/Europa e Nordafrica per trovare, dicono, soluzione alla questione migranti, questi sono diventati pedine nelle mani di forze politiche e continuano a morire nel tentativo di attraversare il Mediterraneo.

L’offerta di risorse finanziarie e competenze tecniche dell’Italia alla libica Tripoli nello scorso febbraio per potenziare l’intercettazione dei migranti, è criticato da chi difende i diritti umani perché di fatto li intrappola nei centri di detenzione di quel Paese dove la tortura è una prassi comune. Secondo stime di attivisti locali nelle ultime operazioni sono stati rastrellati e portati in campi di detenzione oltre seimila migranti siriani, sudanesi, pachistani e bangladesi. Sui social sono apparsi video che mostrano duemila migranti egiziani scortati da polizia con cani, marciare nel deserto per chilometri per raggiungere il confine con l’Egitto.

Anche la Tunisia si avvale del sostegno economico dell’Europa. In pratica riceve soldi e mezzi (si parla di 25 imbarcazioni: 8 nuove e 17 riequipaggiate) per migliorare il pattugliamento delle acque territoriali e potenziare il controllo delle frontiere, ma non vuole campi profughi. Uno dei cinque pilastri del Memorandum d’intesa firmato il 16 luglio scorso tra Tunisi e l’Unione europea parla di “cooperazione più efficace sull’immigrazione”, ma tutti sanno che neanche la Tunisia è un posto sicuro per i migranti. Per esempio: ultimamente più di mille migranti subsahariani (neri dell’Africa nera) sono stati forzatamente portati nel deserto e abbandonati al confine tra Libia e Algeria senza acqua né cibo né ripari, nonostante le alte temperature. Di questi giorni le crude foto di una mamma abbracciata alla figlia di sei anni e di un papà stretto al figlio, uccisi dalla deportazione forzata nel deserto. Stessa latitudine, stessa fine.

E i bambini? Sono 289 quelli morti quest’anno sulla rotta del mediterraneo: 11 vittime a settimana. Partiti spesso da soli nel tentativo di raggiungere pace, pane e futuro, hanno invece incontrato la cecità dell’Europa che li lascia senza aiuti. Dati Unicef dicono che dal 2018 sono circa 1500 i bambini che nella traversata del Mare Nostrum sono morti sotto gli occhi degli europei. Una su cinque delle vittime del mare (8.274 morte o disperse) è un bambino. Erano 100 i bambini morti annegati nella pancia del peschereccio che a giugno si è ribaltato nei mari della Grecia, ma nonostante questo c’è ancora chi pensa e parla solo di respingimenti, polizia, norme più dure e muri più alti, senza chiedersi né fare il minimo sforzo per tentare di capire cosa significhi dover scegliere se restare e morire o partire sapendo che si potrebbe morire.

Autore

  • Fra' Alessandro

Data

  • 06/08/2023

Rubrica

  • Missionarietà

Firmato il memorandum tra Tunisia e Unione Europea

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