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Che l'Africa sia la culla e quindi la madre dell'umanità sembra essere una realtà accettata e consensuale. Ma che l'Africa sia anche "educatrice" dell'umanità può sembrare un'affermazione infondata e priva di senso. Soprattutto per i popoli europei che hanno invaso il continente africano nei secoli scorsi, facendo tabula rasa di tutte le tradizioni indigene, considerandole selvagge e primitive.
Ma come può essere considerato selvaggio un continente che ha dato origine all'umanità e a una delle più grandi civiltà della storia? Quando l'Egitto aveva già raggiunto il suo splendore, gli uomini d'Europa vivevano ancora nelle caverne come selvaggi. Nel corso dei millenni, nel continente africano si sono sviluppati imperi e civiltà basati sulla tradizione orale, i cui edifici e manufatti erano costruiti con materiali deperibili. Da qui l'assenza di una documentazione storica a differenza delle civiltà che si basavano sulla tradizione scritta e utilizzavano materiali durevoli per le loro costruzioni. Di conseguenza, molti pensavano che l'Africa fosse un continente senza storia, o ancora in uno stadio infantile (come pensava ingenuamente anche Hegel).
In Africa, molto prima dell'arrivo dei colonizzatori, esisteva un'educazione tradizionale che ha formato generazioni e generazioni di africani e che si basava sui valori della Religione Tradizionale Africana (RTA).
Coloro che non conoscono l'esistenza di questa cultura educativa ancestrale saranno rimasti molto sorpresi nel vedere che Papa Francesco, nel lanciare il suo grande progetto educativo mondiale (il Patto Educativo Globale), non si è ispirato alle tradizioni educative occidentali o alle scuole dei grandi centri universitari d'élite, ma si è ispirato a un proverbio della saggezza africana "Per educare un bambino ci vuole un villaggio intero".
Come molti sanno, la Chiesa cattolica, attraverso il Dicastero per la Cultura e l'Educazione, gestisce la più grande organizzazione educativa del mondo, che comprende 220.000 scuole cattoliche, 1.200 università cattoliche di cui 500 sono università ecclesiastiche, per un totale di 72 milioni di studenti (dei quali il 40% sono africani). Inoltre, la Chiesa cattolica risale storicamente all'origine stessa dell'università come istituzione e, in quanto esperta di educazione, riconosce l'importanza della tradizione educativa africana che insegna al resto del mondo il valore comunitario dell'istruzione. Solo molto più tardi Paulo Freire arriverà a dire ciò che gli africani sapevano e praticavano già da secoli: "Nessuno si educa da solo, gli uomini si educano in comunione".
Ha destato grande meraviglia l'evento che si è svolto all'inizio del mese di giugno (1° giugno 2023), ovvero quello della consegna ufficiale a Papa Francesco del primo patto educativo continentale, il "Patto Educativo Africano". Si tratta della prima concretizzazione continentale del Patto Educativo Globale. Questo Patto africano è il risultato dei lavori di un Simposio internazionale tenutosi nel novembre dello scorso anno (2022) presso l'Università Cattolica del Congo (Kinshasa).
All'udienza privata del 1° giugno 2023, in cui è stato consegnato il Patto Educativo Africano, il Papa ha rivolto un importante discorso agli educatori presenti, in cui ha espresso la sua soddisfazione per questa iniziativa. È tornato sull'idea comunitaria di educazione, ricordando come in Africa esista una tacita alleanza tra i membri di uno stesso villaggio, secondo la quale tutti gli adulti si sentono padre e madre dei bambini della propria comunità, dove "Tutti, pertanto, hanno il dovere di sostenere l’educazione, che è sempre un processo corale" (discorso del Santo Padre del 1° giugno 2023). Questa dimensione comunitaria dell'educazione è qualcosa di ontologico che, come dice il Papa, si basa sul "famoso aforisma africano 'Io sono perché noi siamo' " (idem).
Il Papa invita l'Africa a riaffermare con forza la sua identità ‘trascendentale’: "Alcuni popoli africani, come sappiamo, hanno concepito il monoteismo molto prima di molte altre civiltà. In seguito, l'Africa si è aperta all'annuncio cristiano con grande entusiasmo e attualmente è il continente con il maggior incremento del numero di cristiani e cattolici. Per questo motivo, il Patto Educativo Africano si basa, con giusto orgoglio, sul motto "Io sono perché noi siamo", nonché sull'affermazione "Io sono perché noi siamo e crediamo". Il Papa invita poi i fratelli africani, educatori del continente più giovane del mondo, ad ascoltare la voce dei giovani, senza autoritarismi: "Quando ho avuto quell’incontro online con i giovani universitari africani sono rimasto colpito dal livello di intelligenza di quei giovani: svelti, intelligenti" e esorta quindi a investire le migliori energie nella loro educazione, perché i giovani sono la più grande ricchezza del continente africano. Il Pontefice riserva un'attenzione particolare agli insegnanti, affinché siano meglio valorizzati e si creino le condizioni necessarie per un esercizio dignitoso della loro professione.
È un messaggio pieno di speranza quello del Papa, che ci riempie di emozione quando dice: "Guardiamo all’Africa con molta fiducia, perché ha tutto quanto le serve per essere un continente capace di tracciare i cammini futuri. Mi riferisco non solo alle grandi risorse minerarie e ai progressi economici e nei processi di pace, penso soprattutto alle risorse educative: i valori dell’educazione tradizionale africana, soprattutto quelli dell’ospitalità, dell’accoglienza, della solidarietà, sono valori che si integrano perfettamente nel Patto Educativo". Con queste parole, il Papa conferma che l'Africa non è solo la madre (culla) dell'umanità, ma anche un'educatrice, non solo grazie alla sua educazione tradizionale, ma anche a quella moderna. Infatti, dice il Papa: "Potete contare sulla riflessione di tanti filosofi e pedagogisti africani. Così pure potete imitare l’esempio di tante figure di educatori missionari e di statisti educatori come, per esempio, Nelson Mandela che nel suo paese oppresso dall’apartheid ha ricostruito l’unità tra le diverse razze attraverso la riconciliazione e l’educazione. Egli infatti sosteneva che l’educazione è lo strumento più potente che si possa usare per cambiare il mondo". Altrettanto commovente l'invito a ispirarsi a un altro grande statista africano, di cui è in corso il processo di beatificazione: "Potete ispirarvi anche a un altro grande statista, il servo di Dio Julius Nyerere, chiamato ‘maestro’, che seppe dar vita a politiche educative per la crescita di tutti i suoi connazionali, indipendentemente dalle condizioni economiche o sociali".
Il Santo Padre ha concluso il suo bel discorso ricordando che dall'Africa nasce sempre qualcosa di nuovo, come diceva Plinio il Vecchio ("Ex Africa semper aliquid novi"). Il Patto Educativo Africano, ha concluso il Papa, «è una novità che si sviluppa a partire da due grandi radici: la cultura tradizionale e la fede cristiana. E, come dice un altro proverbio africano, “quando le radici sono profonde, non c’è motivo di temere il vento"».
Infine, il Papa auspica "che il Patto Educativo Africano sia seguito anche da altri continenti". Egli conferma così la triplice vocazione dell'Africa: di essere madre, in quanto culla dell'umanità; di essere figlia, in quanto continente più giovane del mondo; di essere educatrice, perché da sempre scuola di solidarietà, ospitalità e fraternità.
Non c'è nessun'altra terra al mondo con una vocazione come questa, ed è per questo che, come dice il Papa, spetta all'Africa "tracciare le strade del futuro", perché gli altri continenti, come possiamo vedere, hanno già fallito.
(tratto da “Jornal Inhambanense” 18-7-23)
Foto di Ian Ingalula da Pixabay