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081. Dov’è finita la solidarietà?
Missionarietà

081. Dov’è finita la solidarietà?

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Puntuale e positivo o negativo che sia, alla fine di ogni anno il bilancio presenta sempre il conto e lo esibisce anche all’adozione a distanza, una voce che a partire dall’anno della crisi (2008) è andata calando. Gli addetti ai lavori attribuiscono la decrescita a mentalità e cultura individualista, che nell’occidente hanno piegato le persone su se stesse fino ad escludere l’altro dal proprio orizzonte. In un saggio, rispondendo alla domanda: Che fine ha fatto la solidarietà?, Pierre Rosanvallon sostiene che le ragioni sono tante, di natura soggettiva e dipendenti da egoismi individuali, sociali e culturali. Eccole!

1ª I mutamenti in ambito lavorativo, passato da un sistema che aggrega ad uno che crea distanza fisica (lo smart working ne è l’ultimo esempio). Qualcuno sa che fine ha fatto la solidarietà operaia?

2ª Il fenomeno migratorio, avvenuto in tempi brevi e a ritmo troppo accelerato, ha provocato diffidenza e ostilità verso l’altro. La solidarietà, che era legata alla società omogenea di prima, è stata messa in crisi dalla diversità etnica, culturale e religiosa che ne è seguita, perché percepite come destabilizzanti.

3ª La crescita delle disuguaglianze sociali (confermata dall’ultimo rapporto Oxfam) è stata la causa principale, perché ha prodotto l’aumento della povertà dei ceti medi e delle fasce popolari, che erano i gruppi sociali più solidali.

4° Il risentimento per la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, che ha prodotto sfiducia nella società e generato il populismo con le sue promesse illusorie e i nazionalismi che alimentano xenofobia e razzismo.

5ª La riduzione del welfare, per i costi troppo alti delle prestazioni sanitarie e pensionistiche, che un’economia fragile come quella italiana non riesce a sopportare per l’enormità del debito pubblico.

6ª La crisi della Chiesa in un Occidente sempre più secolarizzato e diffidente nei confronti di ambienti e persone religiose, che nel viaggio in Belgio e Lussemburgo del settembre scorso ha fatto dire al Papa che «siamo passati da un cristianesimo sistemato in una cornice sociale ospitale a un cristianesimo di minoranza, o meglio, di testimonianza».

A questo punto c’è da prendere atto che se diminuisce la platea sulla quale si contava (chiese piene) si riduce l’aiuto di chi le frequenta; se gli Oratori sono sempre di più bazzicati da extracomunitari, spesso di altro credo religioso e ci vanno solo perché è l’unico spazio dove non sono cacciati, è difficile fare proposte; se le chiese si riempiono solo di teste pelate o dai capelli bianchi, è difficile immaginare il ricambio dei sostenitori. Comunque, nonostante tutto, noi continuiamo a sperare in un mondo più giusto e con un occhio di riguardo alle giovani generazioni, perché come il piccolo granello di senape, siamo sicuri che è con la solidarietà di tante persone che la nostra missione continuerà a dare buoni frutti.

Autore

  • fra’ Alessandro

Data

  • 02/02/2025

Rubrica

  • Missionarietà

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