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083. Cinque anni di patto educativo globale: bilanci, sfide e prospettive per il futuro
Patto educativo

083. Cinque anni di patto educativo globale: bilanci, sfide e prospettive per il futuro

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Sono trascorsi cinque anni da quando Papa Francesco, nel settembre del 2019, ha lanciato la sua audace e visionaria proposta del Patto Educativo Globale (Global Compact on Education, GCE). È dunque giunto il momento di tracciare un primo bilancio sull’impatto di questa iniziativa nel mondo della scuola, dell’università e della cultura. Molteplici sono state le attività sviluppate in ogni angolo del pianeta, sebbene con significative differenze legate ai contesti geografici e culturali. Questo articolo si propone di esplorare alcune ipotesi preliminari sulle ragioni di tali diverse reazioni, considerando fattori culturali, economici, sociali, politici ed ecclesiali. Queste ipotesi, al momento, richiedono ulteriori conferme attraverso ricerche sul campo.

Fattori culturali e religiosi. Un primo elemento da considerare è la dimensione culturale e religiosa. I paesi con una forte tradizione cattolica, come quelli dell’Europa (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, ecc.), rappresentano storicamente i centri propulsori del cattolicesimo. Tuttavia, oggi sono l’America Latina e l’Africa a mostrare una maggiore vitalità e dinamismo nel vivere la fede, facendo di queste regioni i contesti in cui il Patto Educativo Globale ha trovato un’accoglienza particolarmente calorosa. Al contrario, nei paesi dell’area nord-atlantica, caratterizzati da una secolarizzazione avanzata e da un orientamento verso competitività ed elitismo, il GCE sembra aver incontrato maggiori resistenze o indifferenza.

Fattori socio-economici. Anche le condizioni socio-economiche hanno giocato un ruolo cruciale. Nei contesti segnati da forti disuguaglianze educative ed economiche, il GCE è stato percepito come una risposta concreta a bisogni reali. Nei paesi più sviluppati, con sistemi educativi già consolidati, l’urgenza di una riforma educativa globale appare meno sentita. Comprendere la correlazione tra disuguaglianze socio-economiche e adesione al GCE sarà essenziale per tracciare un quadro più chiaro.

Fattori politici. Il panorama politico rappresenta un ulteriore elemento di analisi. Paesi con governi centralizzati e aperti al dialogo internazionale hanno mostrato maggiore apertura verso il GCE rispetto a quelli con orientamenti più nazionalisti o basati su un mercato libero competitivo. La globalizzazione, la solidarietà e il comunitarismo sembrano favorire l’accoglienza del Patto, mentre ideologie più individualiste e protezioniste possono averne ostacolato la diffusione. Confrontare le diverse ideologie politiche e la loro relazione con il GCE potrebbe offrire spunti significativi.

Fattori comunicativi ed ecclesiali. Infine, i fattori legati alla comunicazione e al coinvolgimento delle reti sociali ed ecclesiali sono cruciali. In alcune regioni, reti ecclesiali dinamiche e ben organizzate hanno facilitato la diffusione del GCE. In altre, una comunicazione meno incisiva, soprattutto nelle zone nord-atlantiche, potrebbe averne rallentato l’impatto. Analizzare l’efficacia delle reti di comunicazione e la loro capacità organizzativa sarà determinante per valutare il successo del progetto.

Verso il Giubileo dell’Educazione. Il compito di studiare e valutare l’impatto del GCE nel mondo sarà affidato, tra gli altri, all’Osservatorio Internazionale del GCE, in via di costituzione presso il Dicastero per la Cultura e l’Educazione in collaborazione con l’Alta Scuola EIS dell’Università LUMSA. Un’ulteriore opportunità di rilancio sarà offerta dal Villaggio dell’Educazione, che verrà inaugurato in occasione del Giubileo dell’Educazione nel 2025. Questo evento, punto d’incontro delle reti educative internazionali, consentirà di presentare i frutti dei primi cinque anni di impegno e di tracciare nuove prospettive per il futuro.

Dopo cinque anni, il Patto Educativo Globale si rivela più attuale che mai. In un mondo segnato dalla complessità crescente, dall’innovazione tecnologica, dalle emergenze sanitarie e dall’aggravarsi dei conflitti, la visione di Papa Francesco rimane un faro di speranza. Come educatori, siamo chiamati a essere pellegrini di speranza, pronti a costruire un futuro fondato sul dialogo, sulla solidarietà e sulla cura reciproca. Educare, come ripete spesso il Santo Padre, è un atto di speranza: un seme piantato oggi, che porterà frutti domani.

Il Giubileo dell’Educazione non è solo un momento celebrativo, ma un appello a rinnovare il nostro impegno verso una missione che è al contempo urgente e rivoluzionaria. In un mondo frammentato da divisioni, conflitti e sfide globali, educare significa compiere un atto di coraggio: credere che il cambiamento sia possibile, seminare speranza dove regna il disincanto. Siamo chiamati, oggi più che mai, a costruire ponti e non muri, e lo strumento più potente per questa costruzione è, senza dubbio, l’educazione.


Ezio Lorenzo Bono, CSF

Segretariato per il Global Compact on Education

Autore

  • Ezio Lorenzo Bono

Data

  • 02/02/2025

Rubrica

  • Patto Educativo

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