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087. Scuole della Sacra Famiglia:  a braccetto con Santa Paola per continuare a sfidare il futuro
Lettere dal futuro

087. Scuole della Sacra Famiglia: a braccetto con Santa Paola per continuare a sfidare il futuro

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La seconda «LETTERA DAL FUTURO» è scritta dalla prof. Luciana Ferraboschi, dirigente scolastica delle Scuole di Martinengo e di Orzinuovi. Mettendosi a «braccetto di s. Paola» ella osa sfidare il futuro per le Scuole Sacra Famiglia di domani. Una bella testimonianza di visione, audacia e carisma. Continuiamo così a scrivere «Lettere dal futuro»: uno spazio di ascolto che, nella forma della ‘lettera’, si vorrebbe condividere con chi vive quotidianamente questa ‘congregazione’ le cose che necessarie della nostra vita. E attraverso la rivista vogliamo in qualche modo arrivare a tutti: se qualcuno di questi amici vorrà condividere la propria esperienza nelle opere della Congregazione e quali sono le sue aspettative, i suoi sogni, lo potrà fare liberamente, diventando così ‘voce’ anche per l’esperienza capitolare.

 

Prima di lavorare nelle scuole Sacra Famiglia di Orzinuovi e di Martinengo non conoscevo questa Santa Paola Elisabetta Cerioli di cui padre Antonio mi parlava con convinzione. Ben presto però ho potuto scoprire, salutando il carisma della Santa con l’inchino dell’ammirazione, di trovarmi in calorosa sintonia con questa donna che, secoli prima, aveva fatto scelte che si incastravano perfettamente con la mia visione educativa di scuola inclusiva, attenta alle situazioni di disagio educativo e sociale, convinta della necessità di accogliere le fragilità degli alunni e spesso anche delle loro famiglie per ricomporre quella “fraternità tra sconosciuti” che avevo imparato ad apprezzare negli incontri con Ivo Lizzola: «Nella nostra convivenza non bastano più i principi di libertà, di uguaglianza per reggere la nuova sfida portata dalla presenza intensa e diffusa della fragilità. Serve qualcosa di più: serve una fraternità tra sconosciuti, serve un diritto che si riscopra a partire dall’obbligazione e dalla destinazione, serve una scienza che non pretenda di essere sempre risolutiva, di salvare e di sanare, ma che si impegni a umanizzare i limiti, a permetterne prossimità” (Lizzola, 2009). Per questo ho da subito abbracciato l’idea del “soccorso adottivo” di Santa Paola come la traduzione di quel “nuovo umanesimo”, già invocato da Edgar Morin (2000) e ripreso dal Documento UNESCO (2019) necessario al genere umano per rimettere al centro l'uomo e le sue naturali inclinazioni.

Il tentativo messo in atto in questi anni con tutti gli operatori è stato quello di “Ripensare l’educazione” (come afferma il PATTO EDUCATIVO GLOBALE PER L’EDUCAZIONE sostenuto anche da Papa Francesco) traducendo la sfida in azioni formative, in scelte pedagogiche  e didattiche che hanno via via consolidato una “cultura educativa della scuola Sacra Famiglia” capace di tener conto dei cambiamenti culturali, tecnologici e sociali in cui è immersa senza venir meno alle istanze valoriali e fondative dell’ispirazione carismatica. Ma, a fronte di un futuro minaccioso che avanza, caratterizzato, come dice un filosofo contemporaneo, dalla negazione del dolore dove “la nuova formula di dominio recita: sii felice” (Han, 2021) e dal rifiuto collettivo della fragilità, quali valori potranno sopravvivere nei prossimi anni perché alimentati sin da ora e custoditi nelle nostre scuole?

Abbiamo assunto a fondamento del nostro sguardo sui ragazzi i loro Bisogni Educativi Naturali (BEN), quei bisogni educativi irrinunciabili definiti naturali “in quanto innati e transculturali, irrinunciabili e trasversali agli spazi educativi”. “Essi riguardano le persone in ogni spazio-tempo e per questo possono costituire il minimo comun denominatore educativo di ciascun adulto/contesto educante” (Carpi, 2024). Perseguiamo con convinzione questa direzione che, scientificamente provata, è rivolta al benessere globale della persona, operando in sintonia con le linee predisposte dalla natura umana per una crescita armonica del ragazzo/studente all’interno del proprio contesto ambientale, culturale e sociale.

Di seguito i passaggi che riteniamo cruciali per rendere l’esperienza scolastica una palestra di vita oltre che di apprendimento.

  • Sin dal Nido accompagniamo il bisogno di crescere del bambino permettendogli di sperimentare, attraverso il gioco sensomotorio, l’uso del proprio corpo come condizione fondamentale per garantirgli la costruzione della propria identità e un conseguente successivo sviluppo cognitivo completo ed autentico.
  • Siamo lì, accanto a lui che cresce e potenzia se stesso, per assicurargli il bisogno biologico di potersi rispecchiare in adulti capaci di aiutarlo a dare un nome alle proprie emozioni, a riconoscerle e ad autoregolarle consapevoli che il disorientamento emotivo è oggi una delle cause principali del disagio giovanile in paurosa accelerazione.
  • Promuoviamo il bisogno del bambino di giocare con l’Altro per aiutarlo a giocare bene aiutandolo a organizzare i tempi e gli spazi delle sue azioni e per incoraggiarlo a provarsi nelle relazioni significative con i pari e con gli adulti.
  • Come educatori vogliamo essere adulti capaci di stare “alla giusta distanza” per fornire al bambino/ragazzo l’energia necessaria a sviluppare la propria autonomia (di movimento, di relazione e di pensiero) promuovendo fiducia in sé stesso e interiorizzando la sicurezza che gli viene offerta dall’adulto che nella crescita lo sa prendere affettuosamente per mano.
  • Sfoderiamo la nostra passione educativa e il nostro desiderio di adulti educanti per mettere il ragazzo nella condizione di imparare a loro volta a desiderare, di sviluppare interesse e curiosità verso le persone e verso il mondo, di alimentare fiducia nei propri apprendimenti sapendo che l’Altro è ormai dentro di lui a spronarlo per fare sempre meglio. L’Altro (il genitore, l’insegnante, comunque l’adulto significativo) assicura al bambino/ragazzo in crescita la relazione educativa che produce l’energia per continuare ad apprendere ma anche per imparare a volare da solo.
  • Ci prendiamo cura di fornire ai nostri studenti i pensieri non solo per “diventare grandi” promuovendo la consapevolezza delle proprie scelte ma anche per orientarli affinché, nella loro vita, possano perseguire qualcosa “di grande”. Come ci insegna anche Freud, per poter diventare adulti è necessario aver introiettato un pensiero adulto/maturo che sappia aiutarci a distinguere il bene dal male, ad attuare scelte consapevoli, a capire e ad agire secondo i valori e i riferimenti etici capaci di ridefinire e di guidare i cambiamenti personali e sociali oggi necessari per un futuro sostenibile.

Per fare questo vogliamo esserci con responsabilità educativa costante nell’impegno di favorire processi autentici di pensiero operando, quando possibile, in stretta sintonia con le famiglie e stabilendo significative alleanze con il territorio. Nella convinzione che una scuola debba avere il suo baricentro non nell’insegnante e nell’insegnamento ma nello studente e nell’apprendimento, allo scopo di rendere gli alunni protagonisti delle loro conquiste cognitive ma anche emotive e relazionali abbiamo introdotto in tutte le proposte educative la pratica dell’AUTOVALUTAZIONE. Ogni bambino/ragazzo viene quindi stimolato a raggiungere i traguardi proposti ma anche a prenderne coscienza attraverso la riflessione su di sé e sulle proprie istanze valutative.

Sono soddisfatto di me come persona?” esplorando i propri aspetti emotivo-affettivi e le dimensioni riferite all’immagine di sé (autostima, soddisfazione, interesse, senso di autoefficacia, stili emotivi e relazionali).

Mi sento uno studente capace e competente?” provando a mettere in discussione il proprio impegno e i propri traguardi scolastici anche alla luce dei risultati raggiunti.

E: “È possibile per me impegnarsi di più? Che cosa posso fare per migliorarmi?”

A partire dall’approccio della valutazione formativa, basata più sui processi che sui risultati, i docenti hanno sviluppato strumenti e percorsi che mettono oggi gli alunni nella condizione di diventare consapevoli di sé. “Sapere di sapere”, ce lo diceva già Socrate, ci attiva la consapevolezza di possedere delle conoscenze utilizzabili per continuare a sapere ma, aggiungiamo noi, aumenta anche l’autostima e la motivazione per “imparare a imparare”.

In sintonia con l’OMS che le ha definite Life Skills e con il quadro europeo delle Competenze chiave di cittadinanza, S. Paola aveva già individuato quali erano le competenze che aiutano le persone, soprattutto le più fragili, a conquistare fiducia in se stesse, a trovare l’autonomia operativa e di pensiero e la disponibilità verso l’Altro per contribuire al benessere collettivo. La connessione tra la specificità del carisma antico e uno stile educativo contemporaneo è l’esercizio oggi più urgente da valorizzare, in un tempo in cui, citando sempre Han (2025) “l’angoscia si aggira come uno spettro. Solo la speranza può farci recuperare quel vivere che è qualcosa di più del sopravvivere”.

E siccome una buona guida del nostro tempo è ciò che sa aprirci la porta allo stupore ed alla meraviglia, per orientare il nostro sguardo alla sorpresa e alla consapevolezza della nostra unicità non possiamo dimenticare l’educazione alla bellezza. Come suggerisce Fausto Colombo (2018) “Ciò che accade dopo che abbiamo visto, condiviso, commentato, compreso e ricordato fa parte della nostra vita e può mutare la nostra visione del mondo e i nostri comportamenti”. Per questo, dall’interno del Convento dell’Incoronata e dei suoi tesori artistici promuoviamo l’educazione estetica convinti che un contesto “artisticamente ricco” possa influenzare il pensiero degli alunni a costruire abitudini etiche e tracce di memoria capaci di orientarli anche successivamente, capaci di parlare alla loro anima per continuare ad interrogarsi sul bello, sul vero e sul bene da condividere per farne un eco universale.

Un ultimo aspetto che sicuramente ci proietta verso un futuro che spaventa ma che tremendamente attira riguarda l’uso delle tecnologie e della neonata Intelligenza Artificiale. Vogliamo muoverci in questa dimensione del tutto nuova (che i ragazzi però stanno già esplorando da soli) provando a navigare tra la perdita delle certezze contemporanee e l’incertezza delle nuove proiezioni. Non disconosciamo i rischi che emergono dall’uso dell’intelligenza artificiale ma la scelta etica che la scuola Sacra Famiglia assume e rinnova continuamente è quella di salvaguardare l’intelligenza umana e metterla al servizio del benessere delle persone.

Il senso del NOI che continua ad unirci e ci induce a guardare all’Altro pur nella sua vulnerabilità apre orizzonti di senso che alimentano la nostra speranza.

Siamo convinti che anche nel futuro la “cultura educativa” delle scuole della Sacra Famiglia continuerà, sempre a braccetto con Santa Paola, ad aiutare i ragazzi a mobilitare sé stessi per il bene comune, a non sentirsi persi, a continuare a puntare in alto e a cercare le stelle anche se le bussole sociali verranno a mancare.

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

Carpi L.,2024, “Educare secondo natura e in outdoor. La risposta psicomotoria ai Bisogni Educativi Naturali” Erickson, Trento

Colombo F., 2018, “Imago Pietatis. Indagine su fotografia e compassione”, Vita e Pensiero

Lizzola I., 2009, “L’educazione nell’ombra. Educare e curare nella fragilità” , Carocci, Roma

Han B.C.,2021, “La società senza dolore. Perché abbiamo bandito la sofferenza dalle nostre vite”, Einaudi, Torino

Han B.C.,2023, “Contro la società dell’angoscia. Speranza e rivoluzione”, Einaudi, Torino

Documento Unesco, 2019, “Ripensare l’educazione: verso un bene comune globale?

Autore

  • a cura di  Luciana Ferraboschi, Dirigente scolastica

Data

  • 01/03/2025

Rubrica

  • Lettera dal Futuro

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