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089. Celebrare la Pasqua
Editoriale

089. Celebrare la Pasqua

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Tra pochi giorni sarà Pasqua. Per molti rappresenta la possibilità di prendere qualche giorno di riposo, di fare una piccola vacanza. Per i cristiani è la festa più importante dell’anno (anche se il Natale ha risonanze emotive e famigliari più profonde). Alcuni cristiani la vivono partecipando ai riti della settimana, con cui fanno memoria degli ultimi avvenimenti della vita di Gesù, misteriosamente compiuti dalla scoperta che Egli è vivo oltre la morte. Se dopo 2000 anni parliamo di Gesù e crediamo in Lui è per questo: perché è risorto. Ci crediamo, ma non riusciamo a capire del tutto cosa significa per la nostra vita. Siamo come le donne che vanno al sepolcro il mattino del primo giorno dopo il sabato. Costatano che il corpo di Gesù non è più lì e ricevono un annuncio straordinario: il crocifisso è risorto. Sono piene di stupore ma anche di paura. Vorrebbero che fosse vero quello che hanno sentito, ma come crederci? Come può tornare a vivere un uomo torturato e ucciso come loro hanno visto due giorni prima fare con Gesù?

La risurrezione è una cosa straordinaria ma al tempo stesso difficile da comprendere e da credere. Una cosa però ci sembra di averla capita: la Pasqua di Gesù, il suo “passaggio” dalla morte alla vita, non è qualcosa che riguarda solo Lui, una specie di vittoria personale che fa invidia a tutta l’umanità; invece riguarda anche noi. Crediamo, pur con tutte le nostre fragilità, che in quel mistero si nasconde e si rivela il senso della nostra vita. Non riguarda solo il “dopo”, ma anche il presente. La Pasqua ogni anno ci mette in cammino, rinnova la nostra vita- San Paolo ci ricorda che credere nella risurrezione significa “camminare in una vita nuova”. Ma cosa vuol dire? E come si fa a camminare in una vita nuova? Dobbiamo tornare indietro, e guardare come Gesù ha vissuto e come ha affrontato la sua morte. Perché la risurrezione non è il lieto e inatteso fine che risolve una storia che si è complicata, ma la conferma di Dio al modo di vivere e di morire di Gesù. Quel modo che Gesù ha espresso nei gesti dell’ultima cena.

Camminare in una vita nuova significa dare alla nostra vita, giorno dopo giorno, la forma della vita di Gesù, imparare a vivere come ha vissuto Lui, la forma descritta nei quattro verbi dell’ultima cena. Gesù prese il pane: accoglie la vita come un dono d’amore. Rese grazie: ringrazia il Padre per quel dono. Lo spezzò: non tiene la vita per sé, ma la spende nelle relazioni di amore con gli altri, fino alle estreme conseguenze. Lo diede: dona ai suoi amici per amore quello che ha. Noi non capiamo bene cosa vuol dire che Gesù è risorto. Ma ogni volta che nella vita imitiamo gli atteggiamenti di Gesù: accogliere, ringraziare, spezzare e donare, riusciamo a percepire un barlume di vita nuova, di risurrezione.

Autore

  • Gianmarco Paris per La Redazione

Data

  • 06/04/2025

Rubrica

  • Editoriale

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