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092. Ricostruire senso: una lettera dal futuro
Lettere dal futuro

092. Ricostruire senso: una lettera dal futuro

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Nel 2025, la nostra esperienza quotidiana - soprattutto all’interno delle famiglie — è stata segnata da un profondo senso di sradicamento. Si parlava ormai di una società sradicata. Nulla era più alienante che sentirsi privi di radici, come se non appartenessimo a nessuno.

Per questo, è nato un laboratorio intergenerazionale dedicato al dialogo tra giovani e adulti. Lì, i ragazzi potevano riconnettersi con le proprie origini, riscoprire le radici e, proprio grazie a questo, imparare a volare alto, senza lasciarsi trasportare dalle “visioni” altrui.

È stato un tempo di transizione, un ponte tra ciò che eravamo e ciò che volevamo diventare. Un cammino incerto, in cui ci interrogavamo, discutevamo, cercavamo confronto e risposte. In quel momento, noi giovani non volevamo solo esistere: volevamo essere e sentirci protagonisti delle nostre vite.

Era fondamentale imparare a integrare ogni parte di noi: ciò che eravamo, ciò che facevamo, ciò che sentivamo e pensavamo. Era urgente educarci a pensare ciò che si sentiva e si faceva, a sentire ciò che si pensava e si faceva, a fare ciò che si pensava e si sentiva. Perché, come ci è stato ricordato, «il futuro non è semplicemente ciò che ci capiterà domani o dopodomani, ma ciò che ci distacca dal presente ponendoci, contemporaneamente, in una prospettiva, in un pensiero, in una proiezione (...)»1.

Nonostante il rapido sviluppo delle conoscenze, la sofferenza umana restava presente, alimentando tristezza e pessimismo. Le tecnoscienze, pur progredendo nella comprensione del reale, ci lasciavano in balia di una nuova forma di ignoranza, incapace di affrontare le nostre infelicità.

Stefano Laffi, già nel 2016, nel suo libro Quello che dovete sapere di me, aveva colto in anticipo questa realtà: «Viviamo in una società che uccide i nostri sogni, ci nega di immaginare il futuro come lo vorremmo, lo rovina e ce lo consegna in stracci, aspettandosi da noi lo stesso comportamento, affermando che la nostra è una gioventù sprecata, incapace. Purtroppo, se noi giovani seguiamo gli esempi che ci propongono, credo che finiremo davvero presto per bruciare assieme al nostro domani. Io non mi voglio arrendere. [...] Perché, in fondo, lo sappiamo tutti ma viene spesso sottovalutato, e io lo voglio ribadire: ci vuole tanto coraggio a essere giovani»2.

Riconoscere e analizzare queste dinamiche non significa cedere alla rassegnazione, bensì diventa un atto di consapevolezza: solo comprendendo le radici delle proprie inquietudini si può iniziare a costruire nuove forme di coesione, appartenenza e speranza. A tal proposito credo sia di grande consolazione questo passaggio di Viktor Frankl tratto dal suo libro Un significato per l’esistenza: «A faccia a faccia con la provvisorietà della vita noi possiamo dire che il futuro non esiste ancora, il passato non esiste più e la sola cosa, che realmente esiste, è il presente […] come può, allora, l’uomo data l’essenziale provvisorietà dell’umana esistenza, trovare un significato nella sua vita? La filosofia esistenzialista afferma che egli può trovarlo. Ciò che appunto questa filosofia chiama ‘tragico eroismo’, è la possibilità di dire sì alla vita malgrado la sua provvisorietà»3.

Vorrei aggiungere a questa riflessione dal futuro un tema che, a quei tempi, era molto caro a Papa Francesco: l’austerità.

Abbiamo vissuto in un’epoca segnata da un consumismo esasperato. Sembrava che fossimo spinti a “consumare consumo”, dove l’importante era semplicemente consumare. Un tempo si parlava di “dipendenza dalla spesa” per descrivere questa condizione.

È stato quindi essenziale riscoprire l’austerità come principio spirituale e valore dimenticato. In un mondo che ci aveva convinti che valessimo solo per quanto producevamo e consumavamo, l’austerità ci ha offerto un’alternativa. Educarci all’austerità è stata una vera ricchezza: ha risvegliato l’ingegno, la creatività, l’immaginazione. E, soprattutto, ci ha fatto riscoprire il valore del lavoro in équipe e della solidarietà.

In quegli anni, c’era anche una forma diffusa di “golosità sociale”: un atteggiamento simile a quello dei “golosi” che, invece di nutrirsi, divorano tutto ciò che li circonda. Insegnarci a gestire questa fame, a vivere con sobrietà, è stato un modo per riscoprirci famiglia, creare ponti, costruire spazi condivisi, crescere con e per gli altri.

In Amoris laetitia, Papa Francesco scriveva: «La storia di una famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza. Bisogna aiutare a scoprire che una crisi superata non porta ad una relazione meno intensa, ma a migliorare, a sedimentare e a maturare il vino dell’unione. Non si vive insieme per essere sempre meno felici, ma per imparare ad essere felici in modo nuovo, a partire dalle possibilità aperte da una nuova tappa» (n. 232).

Oggi, più che mai, sentiamo vera questa chiamata: educare partendo da questa visione. Come famiglia religiosa, sentiamo che questo passaggio è stato - ed è - un’occasione di crescita per imparare a gustare, insieme, la vita che Dio ci ha donato.

Concludo questa riflessione con un sentimento di gratitudine e speranza.

Gratitudine per il cammino fatto insieme, per le domande che ci siamo posti e per le risposte che abbiamo provato a costruire, anche tra fragilità e incertezze. E speranza, perché nonostante tutto, ancora oggi continuiamo a credere che sia possibile un’umanità più consapevole, più unita, più autentica.

Il futuro non è scritto, ma si scrive ogni giorno nei piccoli gesti, nelle relazioni vere, nella capacità di ascoltare e di generare senso anche nelle pieghe più difficili della vita.

Come “famiglia religiosa”, ci auguriamo di poter continuare a educarci reciprocamente al coraggio, alla sobrietà, alla fiducia, e che ciascuno di noi possa contribuire a far fiorire il presente, perché è lì – nell’oggi – che si gioca il seme di ogni domani.

Con affetto e stima,

Un fratello in cammino

Roma, 5 aprile 2050

Bibliografia

  1. M. Benasayag, G. Schmit, L’epoca delle passioni tristi, Feltrinelli, Milano, 2014, p. 18.
  2. S. Laffi, Quello che dovete sapere di me, Feltrinelli, Milano, 2016, (formato Kindle) pos. 978.
V.E. Frankl, Un significato per l’esistenza. Psicoterapia e umanismo, Città Nuova Editrice, Roma, 1990, p. 103.

Autore

  • a cura di  p. Gianmarco Paris

Data

  • 06/04/2025

Rubrica

  • LETTERA dal FUTURO

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