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L’invito evangelico “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Mc 12,31) ci ricorda che non può esserci un’autentica dedizione agli altri senza un sincero amore per sé stessi. Da un rapporto conflittuale con sé stessi deriva un rapporto conflittuale con gli altri. Spesso rischiamo di dimenticare che l’educazione non è solo rivolta al mondo esterno, ma anche a noi stessi. Formarsi continuamente, coltivare il proprio benessere interiore e sviluppare una consapevolezza profonda della propria identità sono aspetti essenziali di una auto-formazione che deve durare tutta la vita (lifelong learning).
La cura di sé non è da intendersi come un atteggiamento egoistico o autoreferenziale, bensì come un impegno alla crescita personale per essere strumenti migliori di relazione e di aiuto per gli altri. Filosofi come Seneca e Pierre Hadot hanno parlato della cura dell’anima come un esercizio quotidiano che ci permette di affrontare la vita con più consapevolezza. Psicologi come Carl Jung e Viktor Frankl hanno sottolineato il ruolo della ricerca di significato e della scoperta di sé nel processo di crescita umana. Anche la Pedagogia del profondo ha come obiettivo quello di educare ai valori che danno senso all'esistenza. Anselm Grün e Richard Rohr, dal punto di vista spirituale, ci invitano a un cammino interiore per riconoscere l'importanza dello sviluppo della dimensione spirituale.
Un autore fondamentale per comprendere la cura di sé è Michel Foucault, che nella sua opera L’uso dei piaceri (Feltrinelli, 1985) presenta la cura dell’anima concepita dagli antichi, come un esercizio etico e trasformativo. Per chi vuole approfondire la dimensione filosofica, Pierre Hadot in Esercizi spirituali e filosofia antica (Einaudi, 2005) mostra come la filosofia non sia solo teoria, ma uno stile di vita che conduce alla serenità interiore. Da sempre la filosofia, oltre che alla ricerca della verità, si propone il raggiungimento della felicità. Per un approccio più classico, Seneca nelle Lettere a Lucilio (BUR, 2010) riflette sulla necessità di coltivare la saggezza e l’equilibrio per affrontare le sfide della vita.
Dal punto di vista psicologico, Viktor Frankl in Uno psicologo nei lager (Ares, 2021) testimonia come la ricerca di significato possa aiutare a superare la sofferenza, mentre Rollo May, in L’uomo alla ricerca di sé stesso (Astrolabio, 1982), approfondisce il tema dell’identità e della responsabilità personale. Carl Gustav Jung, con Ricordi, sogni, riflessioni (BUR, 1988), ci conduce ad un viaggio interiore che porta alla scoperta dell’inconscio e al processo di individuazione. Abraham Maslow, in Motivazione e personalità (Armando Editore, 2008), vede il bisogno di autorealizzazione come una componente essenziale della vita umana.
Per un approccio più spirituale, spunti preziosi si incontrano in La cura dell’anima di Thomas Moore (Frassinelli, 1993), che intreccia psicologia e spiritualità ed offre una visione più profonda della vita quotidiana. Per una critica alla frenesia della modernità, consiglio la lettura di La società della stanchezza (Nottetempo, 2012) del filosofo sud-coreano Byung-Chul Han, dove mostra come l’eccesso di produttività stia soffocando la riflessione interiore. Tiziano Terzani, con Un altro giro di giostra (TEA, 2004), racconta invece il suo viaggio tra spiritualità e ricerca di senso, esplorando diverse culture e tradizioni.
Un altro strumento efficace per la cura di sé è la scrittura personale, intesa come riflessione e consapevolezza interiore. James W. Pennebaker, con Opening Up by Writing It Down (Guilford Press, 2016), ha dimostrato come il journaling possa favorire la guarigione emotiva e il benessere psicologico. Questo metodo, noto anche come writing therapy, permette di elaborare esperienze difficili, dare significato agli eventi della vita e rafforzare la propria identità. La scrittura autobiografica, ampiamente studiata in ambito pedagogico, e strumento metodologico fondamentale nell'Educazione degli Adulti, offre uno spazio sicuro per esplorare il proprio mondo interiore, facilitando l’autoformazione e la crescita personale.
Allo stesso modo, la mindfulness si rivela un potente strumento per la cura di sé, aiutando a coltivare la consapevolezza del momento presente e a ridurre lo stress. Jon Kabat-Zinn, in Vivere momento per momento (Corbaccio, 2018), ha dimostrato come la meditazione mindfulness possa migliorare il benessere mentale e fisico, promuovendo una maggiore capacità di resilienza. La pratica della mindfulness, così come il journaling, può essere vista come una forma di educazione interiore, che favorisce l’equilibrio emotivo e la capacità di affrontare con lucidità le sfide della vita quotidiana.
Per chi cerca una guida pratica alla consapevolezza, Il potere di adesso di Eckhart Tolle (My Life Edizioni, 2010) è un testo fondamentale che aiuta a vivere nel presente, mentre Anselm Grün, in La cura dell’anima (Queriniana, 2005), integra psicologia e spiritualità cristiana per una vita più armoniosa. Henry J.M. Nouwen, con Vita di Gesù e vita dell’uomo (Queriniana, 2017), riflette sul significato profondo della spiritualità cristiana e sulla crescita interiore. Un altro contributo interessante è quello di Jean-Yves Leloup in L’arte della meditazione (Gribaudi, 2013), che unisce filosofia orientale e cristianesimo in un percorso di introspezione. Richard Rohr, con L’anima dell’uomo (Edizioni Terra Santa, 2017), esplora il cammino spirituale come strumento per incontrare il divino nel quotidiano. Infine, Simone Weil in L’Attesa di Dio (Adelphi, 2014) propone riflessioni profonde sulla condizione umana e sulla ricerca della verità, mentre Paolo Scquizzato, in Lasciati amare (Paoline, 2019), invita alla fiducia nell’amore divino e alla scoperta della propria interiorità. Superfluo aggiungere che per i cristiani non c'è pratica migliore di autoformazione, cura di sé e mindfulness della meditazione sul Vangelo.
Questi testi offrono un’opportunità di approfondimento e riflessione su temi essenziali per la crescita personale, aiutandoci a costruire un percorso di autoformazione che renda più autentico il nostro impegno educativo e relazionale. Il Patto Educativo Globale ci chiama a prenderci cura degli altri, ma questa missione, come abbiamo visto, è inevitabilmente accompagnata da un Patto Educativo con Sé Stessi. Un giorno, come professionisti dell’educazione, andremo in pensione, ma dalla cura di sé e dall'autoformazione invece non andremo mai in pensione, perché questa è una responsabilità che non finisce mai.
p. Ezio Lorenzo Bono