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Vogliamo onorare la figura di Maria in questo mese di maggio focalizzando la nostra attenzione sulle diverse sue rappresentazioni nella nostra Chiesa dell’Incoronata (Convento di Martinengo). In modo particolare ‘guarderemo’ come Ella è rappresentata nell’Abside (Maria INCORONATA Regina da Gesù -tema che titola l’intera Chiesa) e sul frontone del presbiterio (Maria dell’Annunciazione e Maria in trono). Se l’affresco dell’Incoronata è di scuola bembesca, l’Annunciazione e la Maestà sono ormai attribuiti ad Antonio e Matteo Zamara, pittori di Chiari dal tratto unico e speciale.
È da rilevare che in molti altri affreschi è raffigurata Maria nella nostra chiesa, ma qui ci limiteremo solo su alcune figure, come a ‘disegnare’ un racconto completo: Maria, giovanissima donna, nel momento in cui riceve dall’Angelo l’annuncio che diventerà Madre di Gesù (MARIA ANNUNCIATA); Maria in trono che ci presenta il figlio Gesù, bambino (MARIA MADRE); e Maria incoronata Regina dal figlio Gesù, adulto.
Ci accompagnano in questa riflessione la prof.ssa Orietta Pinessi, storica dell’Arte; e il prof. Alessio Palmieri Marinoni, storico del Costume che abbiamo incontrato in una bellissima serata di INEDITA INCORONATA (sabato 9 Marzo). Così il linguaggio dell’antica Arte pittorica dialoga con la storia, da sempre maestra di vita.
L’articolo che ne è emerso raccoglie, rielabora e integra le riflessioni di quella serata con la collaborazione della dott.ssa Stella Canistro.
Quando tu entri nella Chiesa dell’Incoronata, l’architettura e gli affreschi vogliono accompagnare il tuo sguardo verso colei alla quale la Chiesa è dedicata. Entrando, tu scorgi in fondo, in uno spicchio centrale dell’abside, Maria che è INCORONATA regina da Gesù. La festa di Maria regina era un’antica devozione mariana (che si continua a celebrare il 22 agosto come conclusione di quella dell’Assunzione, 15 agosto) nata nell’ambito del movimento francescano. Riconoscere in Maria la Regina e in Gesù il ‘re’ mite e buono, per il condottiero, capitano di truppe, che sedeva con i potenti, Bartolomeo Colleoni -che ha voluto questa chiesa assecondando il desiderio dei martinenghesi- lo dobbiamo considerare come una confessione di fede. Come se il capitano Bartolomeo ci ripetesse: Gesù è il mio Signore e sua madre è la mia Regina!
Nell’arte, la persona di Maria, ha da sempre avuto un posto eminente perché se Gesù è il Signore, il Messia; Maria è la prima discepola, la prima credente. Maria perciò racconta la storia della salvezza, è messaggio di rivelazione, è missione evangelizzatrice, è la sintesi tra l’aspetto formale ed estetico e quello di creatura sublime, è la creatura che esprime in assoluto l’eccezionale valore della cultura cristiana.
La storia da sempre ci narra di Maria; e Luca, evangelista mariano per eccellenza, pare avesse ritratto le vere sembianze fisiche di Maria e, concentrandosi sulla veste della Madonna, ne avesse tralasciato il volto che sarebbe stato realizzato soltanto da un angelo. Assistiamo dunque alla consapevolezza della grandezza di Maria: Ella è intenso sentimento, unicità e spiritualità. Gli affreschi dell’Incoronata sono l’esempio di una singolare trattazione.
Maria dell’Annunciazione
È l’evangelista Luca che ci racconta l’annuncio dell’angelo a Maria; la reazione stupita e ‘resistente’ di Maria, infine la sua ‘resa’ al volere di Dio (Luca 1,3-15) e come questo incontro diventi paradigma di ogni autentica esperienza cristiana.
LA STORICA dell’ARTE. Unici protagonisti dell’episodio sono l’Arcangelo Gabriele, rappresentato nell’arcata di sinistra del dipinto e Maria che compare nella arcata di destra, nell’atto di porsi al rispettoso ascolto dell’annuncio dell’Angelo. Questa scena invade gli estradossi degli archi che bene si prestano ad accogliere una immagine divisibile in due parti, tanto da poter dire che la scena dell’Annunciazione è concepita per essere letta da sinistra a destra.
Il contesto è quello della Casa tra le Case, di cui noi vediamo l’interno senza pareti. Sulle due pareti, tre finestre lasciano entrare la luce. L’atteggiamento/La postura, i gesti e gli sguardi sono molto discreti e misurati, a sottolineare la solennità ma anche la quotidianità del momento. La gioia viene espressa dal color oro delle aureole e della veste dell’Arcangelo, che è “messaggero della luce”.
Maria ha un abito di colore azzurro, quello del cielo. Il bianco e l’azzurro sono i colori della devozione imposti nella rappresentazione artistica più recente, anche se, nel corso dei secoli, troviamo la Madre di Gesù come una donna ordinaria, normale, legata al suo tempo, non fuori del tempo.
La Vergine in attesa è quindi non solo realtà storica della vita, ma anche “tipo” dell’attesa di salvezza di tutta l’umanità, della Chiesa storica, del singolo credente.
LO STORICO del COSTUME. L’Arcangelo Gabriele indossa un modello vestimentario contemporaneo, il suo abito si chiama Guarnello, -elemento dei primi anni del ‘400 in ambito fiorentino, è realizzato in tessuto leggero in fibra di cotone molto particolare. È una veste studiata per le figure angeliche e mitologiche, e viene utilizzato come abito teatrale che, nella vita quotidiana, nessuno indossava. Sotto il guarnello si intravede un’Alba ovvero il camice utilizzato dai sacerdoti. Così nella vestizione dell’Arcangelo, vivono insieme l’elemento identificativo delle schiere angeliche e l’elemento sacerdotale.
A tanto si contrappone la figura di Maria nell’Annunciazione: il suo Manto, detto Maphorion di colore blu ad indicare l’orbe terracqueo, bene si sposa con il verde, colore dell’attesa e della capacità generativa in termini di fede; il manto è bordato da una lunga scritta in pseudo cufico, che vuole richiamare i caratteri orientali o greci, senza individuarne una specifica decifrazione, ma mettendo in risalto soltanto l’elemento decorativo. Il capo di Maria è coperto da un velo, il Fazzolo da testa, che serve a coprire i capelli della donna sposata, di colei che, con la velatura del capo, accetta di diventare devota (sottomessa) al marito, secondo l’indicazione di Paolo.
La veste indossata da Maria nell’Annunciazione si chiama Gamurra o Camora. Svolgendosi la scena in casa, è quindi appropriato il tessuto in panno di lana, semplice e contemporaneo. È evidente che l’affresco ci restituisce una donna…di Martinengo, quasi ordinaria, che però nel momento in cui indossa il maphorion assume una maestosità e significatività ieratiche.
Fermiamoci a osservare questo incontro tra l’Arcangelo e Maria. L’evento incredibile si svolge mentre la città rinascimentale è avvolta in un profondo silenzio, e le finestre sono come occhi che, stupiti, attendono la risposta positiva di Maria. Nella parte alta e centrale lo Spirito, nella forma di una colomba -scortata da angeli- si sta dirigendo verso Maria: lui diventerà il seme di Dio della nuova umanità.
Maria, Madre in trono presenta Gesù
Consideriamo ora Maria, la Madre, che ci presenta suo figlio Gesù. E possiamo risentire in noi le parole che Maria rivolse ai servi, alle nozze di Cana, dopo essere stata ‘rimproverata’ dal figlio perché ‘non era giunta ancora la sua ora’. Tuttavia Maria dice ai Servi: «Fate quello che vi dirà!» Noi cristiani, in fondo, siamo quelli che fanno ciò che ha fatto e detto Gesù.
LA STORICA dell’ARTE. Una attenta osservazione evidenzia che la Vergine è posta in secondo piano anche cromaticamente, e il blu scuro del manto crea infatti una profondità sulla quale si stacca il Bambino Gesù.
Se la mano destra di Maria indica una delicata protezione verso il bambino, con l’altra mano Ella presenta a noi e al mondo il Figlio Gesù, che è in piedi e non appoggiato alla madre. Singolare attenzione merita il gesto che Maria compie con la mano destra “Colei che indica la via” e al tempo stesso la “via da percorrere”.
Gesù Bambino reca in mano una rosa -quasi a volercene fare dono. La rosa nella tradizione artistica indica passione e morte, gloria e resurrezione, vita fragile ed eterna.
Ma chi sono le due figure accanto a Maria? Se esiste una simmetria e una unità -stabilita dall’Annunciazione in alto- con l’affresco dei tre francescani più noti (Antonio, Francesco e Bernardino) le due figure potrebbero s. Chiara in abito laicale e s. Agnese, all’origine del movimento delle Clarisse.
LO STORICO del COSTUME. Sono molti i dettagli curiosi che danno la possibilità di comprendere la costruzione degli abiti.
Un elemento di nota è la decorazione lungo tutto il maphorion, che potrebbe sembrare un movimento fantasioso, invero si tratta di pseudo lettere greche. Degno di sottolineatura il modo in cui viene indossato il manto, è tipico di un piviale, è chiaro quindi l’utilizzo dello stesso come strumento posto ad indicare la Madonna come Chiesa. Nel loro complesso molti elementi rappresentano fonte di studio per gli storici del costume, poiché denotano la chiara matrice di pastiche, ovvero -pur presenti elementi riconducibili al ’400- non è marcatamente identificata una collocazione esatta, poiché evidenti sono gli elementi arcaici.
Possiamo affermare che nel momento in cui si è pensato di ‘vestire pittoricamente’ questi dipinti, si è considerato un arco temporale molto ampio, quasi a utilizzare, per continuità, elementi vestimentari del passato e del contemporaneo.
Certamente un confronto della nostra Maestà (Maria in trono) con quella di Giotto -conservata oggi agli Uffizi a Firenze- e con la Maestà di Cimabue al Convento di san Francesco in Assisi e quella di Duccio di Boninsegna al Museo del Duomo di Siena ci permetterebbe di cogliere consonanze, differenze, specificità dell’opera conservata in Martinengo.
Maria Incoronata regina
La memoria della Beata Maria Vergine Regina (22 agosto) viene celebrata nell’ottava dell’Assunta (15 agosto). Il fondamento teologico della sua regalità è conseguente alla sua speciale partecipazione alla opera e alla redenzione operata dal Figlio: “Maria, col concepire il Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel Tempio, soffrire col Figlio suo morente in Croce, cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore” (cfr. LG, 61). La regalità di Maria è una regalità di intercessione: “Splende come regina e intercede come Madre” leggiamo nell’enciclica Marialis Cultus (n. 6); ed è l’esaltazione della sua umiltà, come canta la Chiesa nel Magnificat: “Ha deposto i potenti dai troni e ha esaltato gli umili”. La Chiesa dedica a Maria molti inni, in cui viene esaltata la sua regalità (Salve Regina, Regina coeli, Ave Regina cœlorum).
LA STORICA dell’ARTE. Nello spicchio centrale dell’abside il tema dell’Incoronazione di Maria rappresenta la parte più importante della Chiesa. È il momento culminante, dove colori festosi proposti a macchie tra il verde il rosso e il giallo, personaggi, angeli musicanti, santi, beati, martiri e patriarchi esaltano l’evento della Incoronazione di Maria, seduta allo stesso trono di Cristo. Maria conserva il suo prezioso manto blu impreziosito da elementi di pregio, è lei che rappresenta la poesia della regalità.
LO STORICO del COSTUME. L’assoluta particolarità del dipinto porta a formulare conclusioni molto innovative.
Il DRAPPO D’ONORE, posto come sfondo giallo, è reso particolarmente pregiato dal decoro molto prezioso e di matrice spiccatamente milanese. Ciò induce a chiedersi come mai una scelta di riproduzione di tessuti milanesi e non veneziani, questi ultimi forse più consoni alle scelte diplomatiche di Bartolomeo Colleoni!
Il Maphorion, e qui l’attenzione si fa dominante, evidenzia motivi in oro particolarissimi che riproducono con maestria l’occhio di Allah. La storia annovera questo elemento non collegato alla cultura occidentale e non più in uso nel ‘400! Quale, quindi, il motivo di queste commistioni fra elementi contemporanei e passati?
Il motivo è uno soltanto: è importante il valore che l’oggetto ha, la preziosità e la rarità di un tessuto è data dalla unicità qualunque sia la provenienza o la derivazione. Quell’elemento unico e raro permette di affermare la sacralità nella sua maestosa incantevolezza. Così, il drappo d’onore diventa elemento sacrale, mentre il maphorion, con il suo occhio di Allah, diventa elemento regale di Maria
Ecco come i tessuti sono lo specchio e la trasposizione di concetti di preziosità e di vita di una comunità.
Come esercita Maria questa regalità di servizio e amore? Non dobbiamo pensare a Maria Vergine come a una Regina distante e disinteressata alle sorti dei suoi figli. Nel 2012 Papa Benedetto XVI aveva spiegato che la Madonna esercita la sua regalità “vegliando su di noi, suoi figli: i figli che si rivolgono a Lei nella preghiera, per ringraziarla o per chiedere la sua materna protezione e il suo celeste aiuto, dopo forse aver smarrito la strada, oppressi dal dolore o dall’angoscia per le tristi e travagliate vicissitudini della vita.”
Una regalità all’insegna dell’amore, dunque, e della continua propensione verso noi uomini, che cerchiamo in lei una Madre, prima che una Regina, un riferimento infinitamente misericordioso che dal Cielo vegli su di noi e funga da intermediaria tra le nostre sofferenze e Dio Padre.
CONCLUSIONE. Questo percorso ci ha portato non solo a conoscere un poco di più Maria nella nostra Chiesa, ma anche a conoscere un po’ di più noi stessi, che è il segreto della vera Arte e della stessa fede cristiana.