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Quell’antro -tra l’abside esterno della Chiesa dell’Incoronata e la Casa dei Religiosi- reclamava da tempo una ‘presenza’ significativa, peraltro già abbozzata da una escrescenza muraria rimasta lì forse fin dai lavori originari di costruzione della Chiesa (1473-1476).
«Lì ci abiterebbe volentieri un gufo o un ‘mostro’ che veglia sulle umane storie, proprio come nelle antiche cattedrali medievali. Con il cielo davanti a sé avrebbe potuto tranquillamente vedere lo scorrere delle stagioni che si sarebbero avvicendate» -questo continuavo a ripetermi ogni mattina quando aprivo i finestroni del corridoio delle celle della Comunità che davano proprio su quell’antro di Chiesa. Nessuno avrebbe potuto vederlo quel gufo o quel ‘mostro’, ma era bello sapere che ci fosse qualcosa che ‘vegliasse’ e ci ‘ricordasse’ che dovevamo abitare il cielo, mentre camminavamo sulla terra con le nostre gioie e i nostri dolori! Pensando a chi avrebbe potuto realizzarlo, mi è venuto in mente subito Gregorio, che poi ho sentito telefonicamente dopo molto tempo che non ci incontravamo. Mi aveva prontamente risposto: «Ci sono. Quando vuoi passa!» Tuttavia l’incontro non è mai avvenuto perché vengo a sapere che lui se n’è andato proprio nel giorno del suo funerale, sabato 20 aprile, alla vigilia dell’Assunzione. Se n’è andato. Silenziosamente. Discretamente. Come è stata la sua vita e il suo stile!
I giorni della sua partenza sono stati quelli nei quali abbiamo rivisto gli incontri vissuti nel suo studio per le ‘cose’ che ha fatto per le nostre Comunità religiose. Se diversi suoi crocifissi ‘riposano’ ogni giorno sui nostri cuori, portandoli al nostro collo, nelle nostre Comunità ci sono anche diverse sculture che le impreziosiscono e ci aiutano a pregare, a ricordare, a camminare. Sono opere che esprimono sempre una “bellezza grezza, integrata -per l’uso sapiente e l’inclusione di legno, ferro, pietra- e una bellezza introspettiva” certo di sapore contadino, legato alla terra ma anche alle radici della vita e alle sue questioni fondamentali. Ha davvero passato quasi una vita a scolpire la figura di Gesù ma insieme ricercava le ‘radici’ dell’umano comune.
Nelle nostre Comunità religiose, lo scultore Gregorio ha lasciato tre significative tracce della sua Arte quasi a disegnarne un significativo percorso esistenziale e di fede. Il tempo trascorso nel suo studio è stato come entrare in una ‘memoria del sottosuolo’, dove i suoi ‘pezzi’ e i suoi silenzi ti facevano accedere a una dimensione altra della vita. Se nella Comunità di Orzinuovi (BS), nella Chiesa della Comunità educante dedicata alla Santa Famiglia ha realizzato le maniglie delle porte (i 7 VIZI CAPITALI) e sul portale d’ingresso le due mani di Dio nel gesto dell’accoglienza, (2010); nella Comunità di Martinengo, nella Cappella della Comunità educante ha realizzato Crocifisso, altare e tabernacolo, insieme allo spazio complessivo (2013). L’ultima opera è stata una imponente ed umile Santa Famiglia, nella Comunità di Casa generalizia per i 150 anni di fondazione della Congregazione della Sacra Famiglia, che veglia nel giardino accanto alla Chiesa dell’Incoronata (2015) [p. Antonio Consonni]
Con parole e immagini vi raccontiamo l’eredità lasciata da Gregorio alle nostre Comunità, secondo la scansione del tempo.